Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
· La St.eU,a del Nord 205 quale, allora, ignorava persilllo il [lOme. Sentiva ancora [lella sua mano destra l'esile fianco stretto dal busto che le faceva (delizioso modo di dire !) un vitino di vespa; e proprio da quell'i111cavatura, come da un leggiadro rocchetto, aveva ricominciato a svolgersi il filo della sua esistenza che sembrava spezzato per sempre. Solo che, allora, il valzer [lOn si ballava cosi molle e strisciato, come vedeva fare a quei modeMi ballerillli. Era qualche cosa di vorticoso e di travolgente, che costringeva la dama a chiuder gli occhi, abbando– nwndosi smemorata all'incredibile equilibrio del ballerino, per ria– prirli soltanto al brusco controtempo di un renversé 1 stupita e felice di essere iamcora ilil piedi dopo aver corso mille volte il rischio di cadere. Palpita111doa questo riçordo, il maggiore Iupiter si affacciò alla, sala da ballo, e senti un lungo fremito corrèrgli su per le gambe, uno strano pizzicore. - Svegliatevi, sliamcio, entraine 1 - andava, borbottando, mentre fendeva la folla c0111U!Ilcerto impeto. Di quando in quando, alzandosi sulla punta dei piedi per dominarla, cercava se _maigli apparisse U[l pennacchio di paradiso, u!Ilapiccola testa bru[la, U[1 abito grigio perla, che era impaziente di rivedere. Finalmente gli apparvero tutte queste cose in una volta, anzi doppie, ai piedi di un'alta specchiera, dove la signora Celeste se ne stava seduta accanto a Marcello. Gli sembrò molto pallidal egli invece molto rosso, accaldato; ma poi, avvicilllandosi, vide che era quello il loro color [1,aturale. - Ah, sei tu, StefaJno ? - esclamò con un sussulto la signora Ce– leste, poiché si era accorta di lui soltanto quando aveva sentito la sua mano toccarle lievemente la spalla nuda. Egli le sorrise, e domandò a Marcello : - Ohe cosa fa lei qui, signor fidwnzato ? Vuol forse prendersi anche la suocera? - Alessandra balla, - disse Marcello. - E con chi, se è lecito ? - Coo me ino di certo, con me non si degna, - rispose l'altro, sarcastico : - Balla coo il suo bel collegiale. - Va', va', figliuolo, - lo ammonì bonariamente il maggiore Iupiter : - Non perdere qui il tuo tempo. Cercali, e dille che lro prego io di ballare con te. Se occorre, dille che glielo ordino. Marcello rise scrollando le spalle, e se ne andò senza aggiungere U[la parola. Allora.il maggiore Iupiter si chinò sulla siginora Ce– leste, e, prendendole una mano, dolcemente la costrinse ad alzarsi. - Dove mi vuoi condurre ora? - chiese essa con voce stanca. Un vago sorriso incurvò le labbra del maggiore Iupiter mentre s'avviava COIIl lei verso il mezzo della sala. - Celeste, - le disse poi, - questo valzer [lOn ti dice nulla? - Non è un valzer come tutti gli altri ?
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