Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
I, 204 U. Fracchia _ E perché deve essere lecito a l1;1i fa~e l'apologia d'urna mi~iera eh~ esiste soltanto nella sua immagmaz10ne, mentre a me è vietato d1 salire sopra ooa sedia e di presentare a .questo colto pubblico le mie matite Dialba, di cui ho irn tasca un oompionaldo Gompleto ? _ Sono le solite ingiustizie, - rispose .Massimo con umo sba.- diglio. . iMa, contrariamente a quamto pensava Benedetto, il maggiore Iupiter si fermò p,resto sulla china del suo discorso. Prese congedo da ,quell'amabile curioso e, già sentendosi circoodato da un'aura di popolarità, a testa alta s'avviò verso la sala da ballo. Egli. credeva ora che tutti, passan_dogli accanto, bisbigliassero il suo nome; e, per– suaso che la celebrità impone maggior discrezione a chi me porta, il gradevole peso che non a chi ha il solo piacere di ,mostrarsene am– mirato, ostentava per quei sussurri la maggiore i1114ifl'erenza.Pure teneva l'orecchio senza parere ad ogni voce, e così raccoglieva gra,n quantità di parolette e frasi m0111che, intorno alle quali per brevi istamti lavorava la sua fantasia. Udì, fra gli altri, alcuni che C9[1 · gramde animazione· d'iscorrevano di quella festa, ·di cui da urn pezzo non s'era vista l'eguale; anzi pareva che se [le fosse perduta ,per sempre la specie, in tutti quegli amni disgraziati. - Ma, .se Dio vuole, è proprio fùnita ! - dicevano esultamdo : - Si respira ! Par di rinascere! Queste ,parole· dettero molto da pensare al_ maggiore Iupiter, e quando me ebbe pernetrato il facile senso, si senti pieno d 1 un'irq.– provvisa e gramde allegrezza. Si: era finita la guerra, e sembrava che fosse proprio fi.111ita un momento prima, fermandosi dinanzi . alla soglia di quelle sale ·illumi~ate, come li!i notte dinamzi al ··giomo. Forse anche per lui, anzi, più per lui che per tutti gli altri, lo sfolgo:r:io di quei lumi, il· giocoodo suono di quella musica, il festoso rimescoli9 di quella· folla in cui si scioglievano le tenebre, il silenzio, la tetra immobilità degli amni passati, chiudevano una lunga serie di delusioni e di sacrifici, e segnavamo l'inizio di una nuova èra, posta sotto il segno della fortuna riparatrice. Il vecchio mondo, dopo tutto, il caro vecchio mondo degli amni migliori, rnoo era forse sempre lo stesso ? Non si ringiovanisce, ma il tempo quante volte passa invano! Più di vent'anni., un seguito iintermiinabile di vicende che, deviando cento volte il corso della vita sua e di tutti, avevano mutato faccia alle oose, ma i vecchi ritmi dei ballabili, per esempio, eramo forse cambiati ? Un valzer noo era sempre urnvalzer ? E quella gioventù, uscita da una guerra che aveva rinnovato il se– colo, non gli chiedeva forse, come i nonni e i bisn0111ni, un attimo di vero e spensierato oblio? Egli si ricordava perfettamente di una notte lontana (iin un lontano paese), nella quale dopo un altro p~riod~ assai doloroso della sua vita, aveva appunt~ ballato il primo giro d1 valzer con una giovane dornna dal viso pallido e bruno, della Biblioteca Gino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy