Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

La Stella del Nord 203 gli alti risvolti dei quali pareva :fierissimo. Urtato, si faceva da parte: chiedeva pardon, e ringraziava con un sorriso affabile quamti gli davano uno spintOIIle. Ma, in realtà, amcora sotto la sgradevole impressione di due incidenti che avevamo turbato l'inizio di quella festa, egli si sentiva estrameo e indifferente a ogni cosa. Il primo era che Benedetto, protestando la mancanza di un abito lllero, voleva approfittarne per restarsene a casa. Celeste aveva pur escogitato un rimedio, togliendo da UIIl baule la sua vecchia divisa di collegiale; ma il ragazzo si era ribellato, ed egli aveva dovuto far uso di tutta la sua paterna autorità per ridurlo all'obbedienza. L'altro era che la signora Guendalina, già parata dell'abito di circostanza, appro– :fittan'do d'un attimo di distraziOIIle del conte Roberto aveva ritro– vato il suo passo di serva per salire silenziosamente le scale filllo al tetto; e lassù, chiusà in Ulllsolaio, con il capo avvolto in una coperta come se la distamza e le molte porte non bastassero a difenderla da quel frastuono, la povera madre piangeva, più disperata che mai, il suo ragazzo morto alla guerra. NOIIlera !Ilulla di grave, ma appunto nelle piccole oontrarietà si vede la mano dispettosa del destino. E, unite i111sieme tante diverse ragioni di sco111forto,anche la fibra più temprata, perdend() ogni speramza di bene, finiva col sentirsi sopraffatta in una lotta illleguale. Pure non amdò molto che, a forza di vedere intorno a sé facce contente, donllle giovami che ridevano appoggiate COIIl abbandOIIlo ai loro giovami compagni, balleri111i esausti che si asciugavano la fronte trascinando appese al braccio ballerine fresche come rose, tutti allegri e come ubriachi di felicità, egli i111cominciò a prestare qualche attenzione a quella festa che, dopo tutto, era data in suo onore. Uno sconosciuto, vestito d'u111 abito nero un po' ammencito che ti– rava al verde, con mod'i riservati e avari d'usuraio, gli si avvicinò a un tratto, e gli chiese, scusandosi, se era vero quanto andava bi– sbigliamdo qualcu1110, di certe miniere che egli avrebbe scoperte sulle vicine montagne: e se era proprio rame, e in che misura, qualità e ricchezza. Allora, come si scioglie la brina al primo raggio di sole, così si schiarì il viso del nostro eroe, il gelo della malinconia liberò i suoi pensieri, e, pooo dopo, passa,ndo per caso di là, Massimo e Benedetto udirono, nel sordo brusio di UJnapausa dell'orchestra, la cara e odiata voce celebrare con bellissimi voli retorici i prodigi di quella favolosa miniera, risalendo tutto d'Ulll fiato ai tempi di Roma e di Cesare. - Lo senti? - disse Benedetto: - Ora che è partito, chi l<>i fermerà? - E il peggio è che non sa IIleppure lui dove va a finire ! - esclamò Massimo tristemente. - Se possedessi almeno la millesima parte della sua eloquenza, sai che fortuna farei con le mie matite ? - soggillillse Benedetto : ibliotecaGino Bianco

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