Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

/ I TETTI ROSSI. RICORDI DI MANICOMIO. III. (( CRONICI TRANQUILLI )). Con tutta la buona volontà di tener dietro - uno per uno -– a tutti gli ammalati, ve n'ha sempre un blocco nel quale a fatica distingui gli individui. Sono scomparsi piano piano in silenzio e si sono quasi frantumati in una miscela anonima. « Cronici tran– ·quilli )). Gregge paziente - soltanto in parte atto al lavoro - che passa la buona stagione al sole rimastiçando vecchi e scialbi deliri e durante l'inverno s'aggr3.jppa ai tubi del calorifero e vi stende sopra i fazzoletti rossi, ad asciugare. Con l'imipoverirsi e il disperdersi della personalità, anche i volti hanno finito con l'assumere qualcosa di uniforme nei tratti e nel– l'espressione. E grava su tutti un'atmosfera pesante di sconfitta. Tu passi in mezzo a loro due volte al giorno e nessuno ti parla. Fermi ai loro soliti posti e nelle consuete posizioni sembra che ascol– tino il tempo salire su per le loro ossa come una vecchia lumaca su di un muro . .Il medico e l'infermiere debbono, IPer essi, affacciarsi ogni giorno alla loro vita per vedere se il volto della morte v'appare. Umile gente siperduta nel bailamme dell'umanità egoista ed affannata, gente che nessuno più ama o ricerca, che i parenti stessi abbando– nano al loro destino e che molte pubbliche amministrazioni, tediate dell'immobile carico, cedono volentieri come ferrame vecchio a chi voglia - lesinando loro spazio, cibo, assistenza - trarne una tri– ste moneta. So bene : il provvedere a costoro è spesa inutile, è cattivo affare. Ma per tanti « buoni affari)) che umiliano l'umanità, sia benedetto questo affare cattivo che la innalza! E fino a che la scienza lavora e s'affatica ad evitare che i mali colpiscano e inchiodino l'uomo, nessuna legge contabile ha il diritto di dimenticare ch'esso è tale. ibliotecaGino Bianco

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