Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
166 G. Doria stegno della sua conC€zio~e stor~~a 1 ! . ~ ella lettera al R~ie;ri del 21 luglio, 'della quale abbiamo g1a, r1fer1to u111 brano, aggm1I1geva: Or voi che i casi d'Italia, e particolarmente quelli del Reame di .Napoli cosi a,ddentro conoscete, ditemi con tutta schiettezza e a vostro bell'agio quello che vi sembra dell'opera del Siciliano Amari intitolata Un periodo delle storie ecc. Io non posso indurmi a credere che nel Vespro .Siciliano non vi fosse cospirazione dalla parte di Pietro d'Ara– gona e dei Baroni .Siculi, e quel gran.d'evento riuscito fatale all'Italia perché preparò la via agli Spagnoli pessimi fra i tanti suoi dominatori fosse soltanto una rivoluzione popolare. Esaminate col vostro senso critico questa parte del lavoro storico dell' Amari perché io sono pre– giudicato e mi dispiace di vedere ridotta al nulla, anzi con la macchia di traditore contaminata la fama di _Gio. da Procida, il quale io credo che per vecchiezza o superstizione invilisse e in poco pregio tenendo quel .b'ederigo- Aragonese, cosi biasimato da Dante e lodato dall' Amari, n'abbandonasse la causa parendogli disperata, e seguitasse· Costanza che vinta dal dolore della guerra ch'era tra i suoi figli c,ercava pur essa conforti nella religione. Voi che difendeste il mio Procida a Parigi con un si bello articolo 2 ), scandagliatene l'indole costà e confortate la sua memoria che giacer potrebbe pel colpo datogli dall' Amari al quale Messer Giovanni e Rug– giero di Loria forse in.crescono perché l'uno è salernitano, l'altro ca– labrese. Rispose il Ranieri e replicò, insistendo, il 'Niccolini : ma intanto l' Amari era stato esiliato dal governo 111apoletruno, e questa fu una buo111a ragione perché il Nicoolini ritenesse opportuno di smettere ' la iniziata crociaita contro l'iconoclastico siciliano: ma non già, -intendiamoci, per generosità verso l'esule, bensì per timore del giu– dizio dei cootemporanei ! llilfatti 3 ) : .... ,Saprete che l' Amari è stato esiliato dalla Sicilia: me ne duole moltissimo quantunque il suo libro sia scritto con arti di sofista, ed ire di parte . .Se ora ch'egli è a Malta gli torciamo un pelo, o a dir ìneglio voi gli torcete un pelo, diranno le maggiori infamie contro di voi, e nel paese e nel secolo in cui siamo chi sa dove potrà giungere la calunnia! Né, varrà il dire che il difendere dalle sue accuse il Magnus Vir e l'ammiraglio Ruggiero di Loria, il mostrare l'imbecillità dei 1 ) Ass!li più ta:rdi lo servirono il toscano RuBIERI, Apologia di Giovanl/'l,i da Procida, Firenze, 1855, e il napoletano DERENzI, n sec. XIII e Giovanm da Procida, Napoli, 1860. Tutta 1a ,bega è diffusamente narrata da CoBRADO GARGIOLLInella ' introduzione al Vespro Siciliano: opera inedita di G.' B. NICCOLINI,Milano-F°i– renze, il.882. 2 ) L'articolo del RANIERI in difesa della tragedia Giovanni da Procida, firmato Un italien, era stato J>U1bblicatonel Globe dsi Parigi. Ora può leggersi ristampato nella citata introduzione del GARGIOLLI al Vespro Siciliano, p. CLXVIIIsgg. 3 ) Niccolini a Ranieri, da Firenze, 'Zì novembre 1842. BibliotecaGino Bianco
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