Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

A nfonio Ranieri e i Toscani 163 che nel 6° o nel quarto. San Gregorio pensava a sé e a' successori suoi, bene sta. -Sapeva su quale base egli fondasse l'edifizio suo, e questa base era il pensare del secol suo, e dimolto dopo. Ma non sapeva quale parte dell'avvenire, qual germe non ancora dischiuso egli impedisse o di– struggesse: e il giudicare i fatti storici dagli effetti che ne seguirono, io lo credo (scusate) un canone da non doversi abusare troppo. E l'altra sentenza vostra che un popolo qualsisia, in terra qualsiasi, dopo una, o due, o tre generazioni cessi affatto dall'apparire straniero: questa pure è sentenza che io tengo essere non tanto generalmente vera, quanto ella sembrò a voi. Qui si arresta la discussione storiografica tra il 1I1eoguelfodi Fi– renze e il g;hibellino di Napoli. Il Capp001i, già intristito per la morte della moglie amatissima, e per la grave sventura della cecità, . ebbe il colpo di grazia, nel 1844, con la morte della prediletta figlia Ortensia, marchesa Inco1I1tri, la più vicina al suo cuore per affinità dli temperamooto. Il Vieusseux, che fra i corrisp001denti :toscani del Ram.ieri apparisce il più sennato e il più equilibrato, così ne ri– feriva 1 ) : La povera Ortensia non aveva ancora 30 anni compiti e lascia tre tigli. Donna superiore sotto tutti gli aspetti, ella, più ancora della Ma– rianna 2 ) aveva al sommo grado quelle qualità delle quali un uomo come il Capponi deve andare superbo. Coll'Ortensia, meglio che colla Ma– rianna, egli poteva ragionare di certe cose; in somma la povera Ortensia era quella delle due figliuole che egli più stimava e da lei meglio che dalla sorella avrebbe voluto un parere in certe circostanze della vita. Ora .figuratevi, mio caro Ranieri, lo stato deplorabile in cui sì grande sventura lascia il nostro amico. Egli è rimasto come impietrito e disgra– ziatamente egli non può piangere; tutti i suoi amici sono giustamente spaventati delle possibili conseguenze di tanto dolore concentrato. Po– vero Gino ! Sentir la figliuola che nel suo delirio chiamava il suo padre, e non poter vederla. E qualche gioooo dopo foooiva questi altri pietosi particolari 3 ) : Avevo ricevuto la vostra del di 3, ho poi a-vuta quella del di 10. Avrei voluto poter leggere a Gino tutto quello che vi dettano il vostro amore e la vostra venerazione per lui, unita al vostro modo altissimo di sentire e giudicare gli avvenimenti di questa misera-bile nostra esistenza terrestre . .\la, per ora almeno, ciò non •sarebbe prudente; ed ho dovuto limitarmi a dirgli, e così alla Marianna, ho lettera di Ranieri tutta per voi. 11 povero Gino, passato il primo giorno dopo la morte dell'Ortensia, durante il quale egli non mi pa-rlò che di lei, abbandonandosi per mo- 1) Vieusseux a Ranieri, da Firenze, 6 maggio 1844. 2) L'altra figlia del Caipponi, maritata Farinola. 3) Vieusseux a Ranieri, da Firenze, 20 maggio 1844. BibliotecaGino Bianco

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