Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

Pensieri inediti di Annibal Caro'! 131 •quelli anni, rapporti con la Corte di Spagna quanti ne ebbe il Caro ? E nel dir personaggi intendiamo uomini capaci di stendere tali pensieri con un'eleganza di forma e un'acutezza di giudizio che son per sé · sole testjmonianza d'una mano felice di letterato, guidata da un'espe– rienza profonda. Ché su questo non v'ha dubbio. Si badi al loro conce– pimento netto e conclusivo di pensieri per sé stanti, e al senso d'umanità onde gran parte di essi è pervasa, e agli accenni ad uomini del tempo, o viventi o scomparsi da poco, come a quello sul Guicciardini, nel quale lo scrittore ribadisce l'opinione corrente ai suoi anni della scarsa dot– trina, da un punto di vista strettamente umanistico, del grande storico fiorentino. Ai pensieri del quale, molti di questi non h3Jlno nulla da invidiare; e, di chiunque si siano, vengono insieme a costitUJire un documento in– teressantissimo di tal genere di scrittura ignoto allora in Italia e sol– tanto più tardi divenuto più comune, quando, dopo la prima edizione ùei Ricordi civili e politici del 1576, si cominciarono a dar fuori, con certa frequenza, raccolte di massime e di sentenze. E con quelle del Guicciardini alcune di tali annotazioni hanno affinità di contenuto. Ma non sempre vi avverti lo scetticismo dello storico fiorentino, né quasi mai il pessimismo profondo dell'Oràculo Manual di Baltasar Graciàn, a cui si è pur tratti a pensare, per l'in– flusso di quell'atmosfera controriformistica nella quale respirò infatti il Caro dell'ultimo periodo, e che qua e là trapela anche in queste pagine. Alcune delle quali ripetono spesso quelle parole di prudenza, di saviezza e di giustizia, tanto più usate quanto chi le scrisse non le trovò, forse, che raramente in chi avrebbe dovuto praticarle; altre son così vive e acute da poter farsene tesoro anche oggi con gran giovamento; tutte verrebbero ad aggiungere alcunché di nuovo alla figura del Caro che, considerata fin qui come quella di uno stilista puro e semplice (ciò che, in fondo, pareva strano a proposito di un uomo che ebbe tanta pratica di vita vissuta), apparirebbe così nella luce di una maggiore larghezza di spirito. Acconciatosi a.lle necessità della vita cortigiana, seppe anche rinchiudersi in se stesso, e derivare dalla propria esperienza un giudizio sicuro e talvolta infallibile su quelle debolezze umane che sono, del resto, di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Lm01 GAUDENZIO. PENSIERI A BEN VIVERE'). I. È comune usanza degli Uomini stimare più quelli che si cono– scono i{)erfaJilla solrumente, che quelli che si praticano, e de' quali si ha esperienza. E questo procede per una falsa :i)IIl[Ilaginazionein ') Nel manoocritto sono senza numerazione. ibliotecaGino Bianco

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