Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
256 M. GIA.NNANTONI, La medicina. nell'opera ,U G. D' Annitnzio tinaia d'ottave per descrivere pezzo per pezzo la stra.ge degl'innocenti; no : è che la vista di certe mostruosità e la voce d i certe s offerenze affer– ran terribilmente l'attenzione dello scrittore abbruzzese, e c'è come una calamita che lo tira tutto da quella parte. E non è neanche il caso di pensare che in D' A. possa esserci una specie di perversa insensibilità di sanitario mancato (c'è sì, e, questa pubblicazione lo dimostra a chiare note, una prodigiosa capacità e giustezza d'osservazione ed una non meno straordinaria potenza d'assimilazione) giacché. egli ha dimostrato di non « mollare» neanche in mezzo ai più atroci strazi fisici e morali dell'occhfo che gli s'andava spegnendo, e pareva incombere anche la cecità dell'altro, e a11-zi n quei giorni raddoppiò' d'attenzione e scrisse a tentoni quei cartigli del Notturno ai quali l'epiteto d'eroici va di pieno diritto. Dire di D'A. ch'è insensibile, sarebbe grossa. A dire ch'è inumano, si passerebbe ogni segno. Quello che in .lui c'è d'implacabile è il lfiuto e la v<Ìsta: in amici come Giacosa e Pascoli egli sentiva il cadavere mesi e, mesi innanzi la morte. L'istinto che lo porta- a guardar da vicino le salme, dei fucilati di Santa Maria la Longa è, senz'alcuna attenuante, orrendo. E la cosa appare tanto meno conoepibile quando si pensa che si tratta dello stesso gioioso poeta di Versilia e di Undulna, dell'entu– siasta apologetà della Bellezza col b grande, del fresco rinnovatore dei miti natura1i. ,Anche per questo, forse, è così difficile farsi un'idea salda e completa cli D' A. L'orgiasta, e l'astemio stanno in lui gomito a go– mito e lo -spirito dell'osserva~ione più cruda va unito in lui all'abito della trasfigurazione più intemperante. È altresì da notare che D' A. quest'occhio clinico l'ha esercitato IÌI).interrottamente, dal tempo delle prime. novelle e dei primi romanzi (la gravidanza della Verginf! Orsola e, la bronchite capillare acuta del- 1' I nnocentc, son dei capolavori d'osservazione scienttfica diretta che fanno rest!:1,-re a bocca aperta gli specialisti, a quel che dice il dottor Giannantoni) al tempo in cui i campi di battaglia gli offersero la più spaventosa delle oocasioni. Se questo non fosse proprio stato uno degli originali caratteri della sua natura, e fosse invece stato sempld.cemente un retaggio degli anni della sua formazione, in cui teneva il campo il verismo dei Rougon-Macquart, non avrebbe certo resistito al passaggio vorticoso delle varie fasi dell'arte sua: ma invece questa sua acre passione di leggere i segni del disfacimento .in questa povera macchina del corpo umano, lungi dall'infiaochirsi, non ha fatto che raffinarsi ri– fiutando col tempo l'appoggio, una volta ben palese, della docume~ta,.. zione medico-legale e facendosi tutta immagine e polpa di lingua. O non gli è riuscito di rendere preziosa ed elegante anche la lebbra, ? Lad– dove, ricorda quei lebbrosi b~nchi ai quali la lebbra Fondazi9ne Alfred LeWlAtentilisce e ammorbida la pene_. · Biblioteca Gino Bianco_ ANTONIO BALDINI. UGO OJETTI, Direttore responsabile
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