Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

252 A. MORA VIA, Gli indifferenti vicino al testo ita-liano di quel che non sia il Fletcher, col vantaggio di aver conservato il compatto fluire del metro di D.ante, che nel Fletcher sembra frangersi in tante cascatelle isolate· quante son le terzine, man- cando là connessione della rima. · Ma il Binyon non si è limitato .a passi celebri; com'egli dice nella prefazione,. ha inteso di dare saggio anche di passi atti a rivelare la struttura del poema. Ora in questo interesse per la Commedia al .di. là delle sue divulgate bellezze si ha una prova di quel rinnovamento di studi danteschi in Inghilterra di cui parlavo dapprincipio. Dante è riletto con mente nuova, addestrata alla dialettica dei poeti metfl,fisici inglesi. Tra. i passi scelti dal Binyon si trova ~d esempio non solo la descrizione del Trionfo della Chiesa, ma anche la disquisizione di Marco Lombardo (Purgatorio, XVI) che è resa dal Binyon con non minore aderenza ed efficacia dei passi che si raocomandano per-l'intensità del dramma umano in essi espressa. . Ci pare insomma che il Binyon debba dare quella completa versione inglese .della Commedia che forza di ·poeta originale e universalità di gusto a lui, e forse a lui solò tra i traduttori di Dante, consentono. Se una qualità .personale mi par di cogliere ilei suoi saggi, essa è una. squisitezza e levità di linea che mi fa pensare alle illustrazioni del Botticelli; e a questa sapienza di doigté il Binyon si sarà educato con lo studio degli artisti dell'Estremo Oriente che egli conosce forse come nessun altro intenditore oggi in Europa. John Donne, Dante, Botticelli, Hiroshige .... certi raccostamenti, che paiono cosi futili in questa pagina di rivista latina, si respirano nell'a.ria del British Museum, che è come dire una quintessenza della civiltà stessa del mondo. MARIO PRAZ. ALBERTO MoRAV:rA, Gli indifferenti. - Alpes, Milano, 1929. Lire 12. È il romanzo del mese, il frutto più promettente della magra sta– gione. Un frutto che unisce in sé due qualità opposte: è insieme acerbo e mézzo. Ace['bo, perché l'autore, Alberto Pincherle (rinominatosi. per l'occasione in Mo,ravia) ha ventidue anni appena; mézzo · perché la favola e la morale del romanzo sembrano accusare un pessimismo 1on– tano, e il romanzo è scritto con un!); sicurezza, un piglio, che certo nol). sono di esordiente. Ventidue anni? Non sempre gli scrittori hanno l'età del loro stato civile. Il fatto, l'intreccio, sono di quelli che la gente timorata racconta appena sottovoce. Cose vere, non si dice di. no; ma che è convenuto rHenerle un po' inverosimHi. Per ipocrisia? Talora l'ipocrisia è una . forma larvata d'igiene. Siamo a Roma nei quartieri Ludovisi, tra gente già ricca, che finge, di esserlo ancora e perciò va in rovina. Finto lusso, molto cattivo · gusto. Il romanzo si svolge in tre giorni; e durante il triduo non edi– ficante noi faociamo conoscenza d!i una madre matura, la vedova Ma– riagrazia, che ha un amante giovane, Leo, un affarista nel senso più triviale della parola, e una figlia, Carla, una ragazza quahinque, an- BibliotecaGino Bianco

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