Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

ITALO SvEvo, La no.vella del buon vecchio, ecc. 24 7 (Joscienza, quell'ultimo travestimento che egli fece di sé stesso. Ormai mi rSembra ozioso l'indagare quanto cotesto p€rsonaggio debba conside– rarsii d'immaginazione, essendo troppo evidente, per un ricorrere osti– nato di situazioni e di pensieri, che egli è quasi perfettamente identico al romanziere stesso. D'immaginazione sono i casi; o più precisamente H libero ,sviluppo romanzesco di spunti che gli offerse, minimi, embrio– nali, la; realtà. Di questi spunti ve n'è uno certamente tutto trascritto dal vero: ed è quell'episodio stupendo delle due impressioni del paesag– gio di montagna, nel Vecchione: il paesaggio che al primo sguardo si presenta nitido, reale, quasi in un lucido palpito che duri un istante; e poi tosto è corretto dalla logica della mente, riordinato di sul disordine della natura, falsato da un quasi immediato precipitar nel ricordo. 1.« Quante altre esperienze si sarebbero dovute imprendere sui più varii individui e sulle più varie loro età per arrivare a scoprire la legge generale che fissa le frontiere tra il presente e il passato ? ») I casi sono più d'immaginazione, di possibilità filate in mente, nella Novella del ùuon vecch-io e della bella fanciulla che dà il titolo a questo libro postumo ed è palesemente uno studio preparatorio per Il vecchione, o meglio un primo saggio che l'autore avesse fatto di questo tema e non gli fosse poi sembrato esauriente o soddisfacente. Lo spunto ini– ziale è lo stesso: il vecchio della novella incontra in tranvai una fan– ciulla che gli piace; quello del romanzo vede una bella fanciulla per via, mentre egli è in automobile. (Il tranva.i è quello di 8ant'Andrea che portava ,Svevo ogni giorno alla sua villa; l'automobile fu l'ultima sua passione). Quale sarebbe la sorte di questa fanciulla incontrata dal Vecchione, non ci è dato indagare; quella della novella trova nell' or– dine delle cose il cedere al vecchio, perché ella è povera e leggera, ed egli ha quattrini e una volontà. La volontà è quella di far da giovane, di sentirsi vivere come un giovane, e di farlo presto, perché i vecchi non hanno dinanzi a loro tempo da perdere : « la legge di natura sui \ limiti d'età incombe su loro.» Si tratta, in un oorto senso, per lui, di fabbricarla alla natura; e la sua volontà d'amare è anche un'insurre– zione, una, volontà ribelle. Amerà, godrà: dunque !].on sarà vero che egli sia quell'acciaccoso rudere, ovattato di prudenze e di cure e sal- . vaguardato dall'igiene delle privazioni, che la sua donna di casa, infer– miera e tiranna, si affatica a rappresentargli nel suo vigile specchio. - Il vecchio dunque si gode qualche ora fugace di questo suo ultimo amore: ma perché è vecchio, non ostanti i sofismi che contrappone al proprio stato, esso non gli dà grande gioia: vi entra c?.n tutt~ le tare dei vecchi, le cautele, l'egoismo, il calcolo avaro: e all il~usor:io be~es– ·sere fisico di un :i.rstantesuccede il crollo, l'attacco di« angrna pector1s », il trionfo della sua infermiera che è la sua realtà. ~i salva. ~fa, tutto quello che poi gli è ?onces.so , non sono ?he starna~zame~ti ~'ali, in~rmit– tenze fievoli d'agitaz ione am orosa a distanza daa sensI; e infine 1 amore com~ un'idea -fissa teoretica di vincolamento della gioventù alla vec- "' ' ' . p 1· chiaia. L'illusione di poter egli vivere da giovane è svamta. ure eg 1 è vivo e fuori c'è la gioventù. C'è quella sua sbrigliata ragazza, quel– l'oche:ena, la quale, da lui lontana,. vive ~a p_ro1~ria. vita, è inili1,e1~– dente, sgonnella tra g1i uomini, può mfischiars1 d1 lm e può perdersi. BibltotecaGino Bianco

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