Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
l'l'ALO ·SvEvo, La novella del buon vecchio, ecc. 245 che più tardi d ricondusse in città, egli incontrò un suo buon cono– SC€'nte, di lui non molto più vecchio, ma devastato e quasi annichilito d3:ll'intossicazione deg~ anni: il corpo appoggiato a due bastoni; l'ar– t:1te n~lle ga,~1befloscie, gon?e, dol?rose; faticoso ogni movimento, fa– ticoso 11 respiro ; un sacco ili dolori, portato con una specie di arazia morbida. Svevo incominciò a parlargli con la sua a,ffabile ùolce~za, e naturalmente parlarono di tutti i suoi mali. Svevo lo scrutava e lo consolava i é fu per me una conversazione rivelatrice: poiché solo un meèijco, espertissimo delle afflizioni del corpo umano elle invecchia,, anebbe potuto esaminare un uomo a quel modo, penetrare tanto ad– dentro ai suoi casi e discuterli. e dargli cosi precisi e ponderati consigli. La sorte volle ch'io vedessi quel giorno il romanziere, non ancora celebre, nell'aspetto ~ nella- inclinazione flei pensieri che riflettono le sue ultime novelle ,e il frammento di romanzo, raccolti ora in un volume e presentati al pubblico da Eugenio Montale. L'autore di Senilità era entrato ormai con tutta, la sua attenta intelligenza nel girone della vec– ch:iezza. Ne ascoltava in ,sé i prodromi; ne studiava, gli sviluppi negli altri. Senilità, libro scritto a trent'anni, si reggeva soprn uno strano equivoco : vi era rappresentata sotto quel nome una crisi della giovi– nezza, il turbamento, l'incoerenza, e, la dubitazione che appartengono al quadro dei dissesti intimi dell'uomo in età giovanile. 11 protagonista era un disgraziato giovane, innamorato malamente e indispettito dalla nevrastenia: .si. dava del vecchio quando meglio si sarebbe dovuto chia– mare immaturo : il. suo autore, in quei lontani giorni, aveva ancora concetti immaginari di quel che fosse vecchiezza. Venne anche per lui il temp_o di conoscerla per avvolgente· esperienza. ,Si incomincia con le malattie, le intossicazioni, le calcificazioni; si finisce con la mutazione dell'anima. La, vecchiezza, quando Svevo vi giunse (e ciascuno vi giunge alla sua ora, che è prima o dopo) esercita su lui, oserei dire, attrazione di cosa nuova, di paese ignoto, cli vivere inesplorato; il. suo ingegno ha una specie di ringiovanimento, per la novità del campo di sensazioni e di registrazioni· che gli è offerto. Si diventa vecchi a poco a poco; e nes– suno sa quando incominci. Dintorno a, noi invecchia il gruppo dei. nostri conoscenti la società dei nostri coetanei; tutti si coprono di capelli bianchi, di rughe, sono inva.si da malanni, si curano, stanno in guardia contro i sintomi di d isgregaz ione; il mondo individuale e il mondo esterno ai:i.cora meravigliosamente si seguo~o e si cor~pond_ono. nel– l'unità del fenomeno chiamato vita-. È quasi una nuova illumrnaz10ne. E la bella mente nitida del romanzk>re con una specie di fresca mera- ' . ' vialia,, prende coscienza della nuova luce che 11 crepuscolo dell uomo fa, 0 agii orizzonti del mondo, coi suoi raggi sdoppiati _e sm:nchi per l_e rifrazioni della decadenza fi,sica sui valori delle cose v1vent1 e sul deA1- derio di confonderle con' noi. Non so se altre volte siano state scritte più sinceramente, e con tanta, scrupolosa costruzione.in~ er~a, _1,e novelle che può scrivere un v-ecchio signore, le rappresentaz10m di c10 ~he ac– cade dentro a un uomo che in ogni oonso si sente costretto a illlSUr~re iÌ suo passo, e per cui ogni errore è una dilapidazione dell'impovento suo ca,pitale di forze.
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