Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

GIACOMO DEBENEDET'.l.'I, Saggi critici 243 a_bbia i ~u~i. di!et~i : t~3: i ~ua~ dovremo forse porre una qualche defi– cienza di riheVI smtet1c1, di epigrammi definitivi tali da riassumere e perciò da rendere più concludenti, le lunghe ri~ognizioni stilistich~ e sentimentali. Le analisi di questo amante della carta geografica del Paese dei Sentimenti (l'imagine è sua) hanno talvolta qualcosa di mo– nocromo e di poco differenziato; i rilievi di questo critico che alterna e intreccia e magari confon_de di proposito l'indagine estetica e quella psicologica e morale, subiscono in qualche caso le intimidazioni della sua cultura e inclinano a soluzioni che sanno di astratto e fanno pen– sare a una diminuita potenza di «presa» critica. Dato il « genere» del– l'indagine del Debenedetti - ed anzi lodato il genere che presuppone un'elasticità intellettuale poco comune - piacerebbe di vedere il giovane critico arrivare fino in fondo al suo sistema., esaurirne altre possibilità e significati. Ma procuriamo di non andare troppo in là con questa osser,azione e non scambiamo per un desiderio di tenersi sempre pronta una « uscita di sicurezza» la giusta preoccupazione del Debenedetti di non crielta.Jlizzarsi in un gesto unico, in un'unica falsariga. E soprattutto non nascondiamoci che questi difetti sono ben poca cosa di fronte ai risultati che nei suoi saggi - veri e propri saggi, non articoli di gior– nale: altra singolarità - il critico sa raggiungere. Non a tutti gli scrittori, è vero, s'intona perfettamente quella sua maniera densa e intricata che riproduce a meraviglia le folte vegetazioni del pensiero riflesso. Ma ponete il Debenedetti di fronte a un autore di molta comples– sità, ricco di interferenze e di rispondenze con gli aspetti più suggestivi del costume contemporaneo; a un autore che pare uniforme ma sa rav– vivare il suo grigio di un'irufinità di delicati « accidenti » e di semitoni ; mettetelo di fronte a uno scrittore in cui l'elegia romantica si unisca al gusto acre e disincantato del postnaturalismo e ad un rigore costruttivo che fonda e annulli in ,sé la crudeiza opaca del « documento » ; mettetelo di fronte a un Proust e otterrete pagine profonde di persuasione e di significato, e tali da reggere ai confronti più pericolosi (Proust e la musica, Cornmemorazione di Proust). :E difficile citare qualcosa da questi scritti. « Proust non è uno di quegli artiJSti che ci dànno l'illusione di una rea.Ità preesistente, che a loro basta di cogliere perché la poesia sia nata. » Il suo romanzo nasce dallo sciopero dei personaggi di quei romanzieri ottocenteschi che si vantarono di far concorrenza allo stato civile; dalla rivolta di quei vecchi personaggi che in altri tempi « sbalzati in un tutto ~ondo più o meno plastico ed energico» erano scagliati n~lla !uce dei_vivi,. a pren– dersi tutta intera la responsabilità dei propri atti e sentimenti: e che ora ambiscono « oltreché ad esprimere sé stessi nella loro coerenza e autonomia di figure vere e vitali, a poter deporre sul rapporto mo:r_ale che li lega al loro autore. » Proust « ~a imita~o c?n _le_forme e. co~ i modi del suo romanzo il perpetuo slanc10 e le dn:ez10_mdi ~ desi~erio 1 fatto a somiglianza dell'aspetto a.ssunto dal _des1~er10~n:ncale, m hn non musicista. >> Ha trovato così « nella musica l oggett1VItà, la neces– saria, garanzia di comunicabilità delle sue emozioni più dispera~mente individuali.» E così per molte pagine. Io non ~~nosco, per ,IDia, for: tuna !, che una piccola parte della letteratura critica che sull opera d1 ibliotecaGino Bianco

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