Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

242 GIACOMODEBENEDETTI, Saggi critici forte, della volontà del figlio dei campi, nato alla foresta ed al ruggito. Nella vita, la reazione valse; e portò il Cena a un umanitarismo fattivo, e realmente soccorritore. In una lettera a Pellizza da Volpedo, a proposito di Segantini, si legge: « L'artista deve essere anarchico per sé, socialista per gli altri. » C'è, in queste parole, il programma degli Ammonitori: il lato umano del Cena. M:a il romanzo, nonostante lo sforzo di narrare obbiettiva– mente una << tranche de vie», appare programmatico: la ~ena di quei per,sonaggi, minuziosamente esposta- in un ambiente con altrettanta mi– nuzia descritto, non ci tocca in fondo, e tanto meno ci commuovono le frequenti «tirate». A costo di parer duri, non dico un Demetrio Pia- . nelli, ma anche una Ma,te1·dolorosa è, di fronte ad esso, un capolavoro. L'epistolario, a un certo punto, cambia argomento. Non più idee sul– l'arte, giudizi su scrittori e artisti, impressioni di paesaggi e letture; ma proposte, pratiche, consigli, esortazioni, richieste d'aiuto. ,Sono le scuole deJl' Agr_o; o calamità pubbliche, il terremoto, la guerra. L'anar– chico « per sé J> è diventato « socialista- J> per gli altri : questo anzi ha assorbito quello. Ma socialista come poteva intenderlo un cuore soccor– revole, che aveva conosciuto il dolore; e ne sapeva tutta la miseria. ~icché la semplicità di cuore, se non fu regola per l'arte, lo fu per la vita-: e questo forse salva almeno quanto l'arte, sia, pure iu una zona <li altri valori. G. TI'.rTA ROSA. GIACOMO DEBENEDE'ITI, Saggi critici. - Solaria, Firenze. L. 15. Fin dal 1922, con gli undici numeri della sua rivista Primo Tempo elle portò una nota di nobile riserbo nell'avventuroso e mercantile dopo– guerra le,tterario, Giacomo Pebenedetti si affermò singolarissimo fra i moins de trente ans della critica nuova. Il tono di Pr·imo Tempo, rivista di esordienti, era talora cifrato e difficile per amor di reazione. Di quel gusto risentono i primi saggi, del resto ricchi di acume, del libro di flggi, Lo stile di Benedetto Croce, Michelstaedter, e uno dei due saggi sul Saba, un poeta che si può dire debba al Debemedetti gran parte della sua giusta 11eputazione. lncontrammo più tardi, nel Baretti, gli studi successivi del volume: i due Radiguet e "il primo Proust, e in essi è facile vedere come la chiusa durezza idealistica dei precedenti en marges -fiorisca di nuovi modi e s'illeggiadrisca di esperienze meno conformiste e comunque più varie. In queste pagine sono già presenti tutte le qualità del Debene– detti : una curiosità sottile e sempre desta, talora grave di preoccupa– zioni e di interrogativi, tal'altra piacevolmente atteggiata- tra la fumi– steria e il gioco di conversa~ione; una capacità impressionante di seguire il pensiero di uno scrittore in tutti gli avvolgimenti, in tutte le pieghe, in tutti gli sviluppi; l'aderenza alle mode e ai problemi del tempo in tutto ch'essi hanno di vivo e di veramente originale; e infine la passione del proprio mestiere di critico, vi par poco ? quella passione senza della qua-le non nasce critica degna, di restare. Non si esclude, naturalmente, che anche la maniera del Debenedetti BibliotecaGino Bianco

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