Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

Giulio Salvadori e la conversione del Manzoni 223 questa volta vera risurrezione. Enrichetta, come ben vide il Capponi, fu la vera ispiratrice d'Alessandro e quindi della madre: ispiratrice singolare, poiché i primi atti in cui egli manifestò j_ salutari effe,tti d'una simile ispirazione parvero fatti contro di lei; cioè l'aver egli nel 1809 voluto ,che la lor~ prima figlia Giulia, otto mesi dopo la nascita, fosse batte!l.zata cattolicamente e poco dopo, con fatanza al Papa, il loro matrimonio calvinista fosse cattolicamente sanato. Le istruzioni del– l'abate Dègola ad Enrichetta non cominciarono che il 9 aprile 1810 quan– d'essa, sia per l'esempio della Geymuller, convertita anche lei dal Dè– gola, sia pel desiderio ardente di poter pensare all'unisono collo sposo e colla suocera, che evidentemente tornavano alla religione cattolica, la mossero a prendere conoscenza del Cattolicismo. Giulio Salvadori, nel riassunto di sue lezioni universitarie pubbli– cato in un opuscolo del 1910, fu dei primi a stabilir questi tempi, a cor– reggere l'opinione fino allora comune, che nella conversione Enrichetta avesse preceduto Alessandro; fu dei primi a mostrare ciò in cui oramai tutti convengono, ossia che avvenne il contrario. Quando il Dègola impartì le sue istruzioni ad Enrichetta, alle quali Alessandro e Donna Giulia assistettero, si trovò al doppio e diverso ufficio, che disimpegnò con amorosa sapienza, di recare agli occhi d'En– richetta non mai annebbiati da passione la luce della verità e di sneb– biare dalle passioni quelli d'Alessandro e di Giulia, non stranieri un tempo a quella luce. Per gli ultimi due, come ben dice il Guidi, si trattò d'una rieducazione cristiana, poiché « nel già sì fiero Alessandro » come nella madre le aberrazioni erano state più un traviamento del cuore che una negazione ponderata della mente: « La mia - disse egli da vec– chio - era un' incredulità ignorante. » Ma se questa rieducazione si nutrì in lui anche d'insegnamenti religiosi; se l'una e gli altri si per– fezionarono, nel loro ritorno a Milano, per cura di Mons. Tosi, a cui il Dègola li aveva affidati lasciandoli, il Salvadori, ed ora gli altri bio– grafi, poterono ben dire che il 22 maggio 1810, quando Enrichetta abiurò solennemente nella chiesa di San Severino a Parigi; quando l'abate Dègola nel ricevere quest'abiura, pronunciò quella Exhortation che il libro odierno del Salvadori ha tratto dalle carte vaticane, pubblicato e ampiamente commentato, il ritorno d'Alessandro e di Donna Giulia alla religione era già in q.ualche modo un fatto compiuto. Alessandro, scri– vendo a Claudio Fauriel il 21 settembre 1810 da Milano, poté confer– marlo, definendo il proprio rinnovamento « le idee mandatemi dal Si- gnore a Parigi. » · Senonché a questo punto vien fuori la singolarità del libro del Sal– vadori. Che questo rinnovamento della madre, di Alessandro, della mo– c,lie non potèsse avvenire senza discussioni fra loro, senza le sofferenze di chiunque abbandoni un passato, senza le angustiose indecisioni che precedono una gran decisione, senza inquietudini e p_atimenti in una parola, tutti i biografi dovevano ammetterlo. Ma essi non trovarono menzione nei documenti di nessuna alterazione profonda della pace do– mestica fra i tre e della pace intima in ciascuno. Nella stessa Exhor– tation del Dègola, venuta ora in luce, vi è cenno di un solo fatto che lioteca Gino B'anco

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