Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

GIULIO SALVADOR! E LA OONVERSIONE DEL MANZONI. Un libro che parla d'Enrichetta Blondel (Giulio Salvadori, Enri– chetta Manzoni-Blondel e il Natale del '33, Treves, Milano, 1929), ci ri– porta naturalmente ad una prima questione : come mai Alessandro Man– zoni, sposatala giovinetta a Milano e accortosi subito di quelle virtù di lei, che un lont!ano giorno, dopo averla perduta, avrebbe indicato colle parole accorate: « Fede, purezza, senno, amore dei suoi, benevolenza per tutti; tutto quello che è santo, tutto quello ch'è amabile»; come mai, dico, nel giugno 1808, pochi mesi dopo il matrimonio, la condusse per un lungo soggiorno, colla propria madre Donna Giulia, a Parigi ? Non sapeva a quali contatti l'avrebbe condannata? Nell'unica so– cietà parigina che durante i due primi soggiorni della madre e del figlio fosse loro divenuta familiare, tutta composta di miscredenti, troneg– giava colla superiorità del suo caustico ingegno « Urania», Sofia di Condorcet, che dopo aver distratto dalla scienza il celebre marito per gettarlo a gloria propria nelle lotte girondine, se n'era divorziata quando lo viùe persegùitato, quando egli sfuggi alla scure giacobina unicamente per il veleno fornitogli dal comune amico Cabani; la Condorcet, che s'era poi consolata della vedovanza col crudele Garat, coll'ex-prete Heaudelaire, e al tempo dell'amicizia coi Manzoni viveva alla. Maison– nette - dove essi avrebbero avuto frequente ospitalità - coll'amante Claudio Fauriel. Non ne sarebbe rimasta scandalizzata e ferita la puris– sima, e, nella sua confessione calvinista, piissima sposa ? Oltre al fascino che la « divina Parigi» aveva esercitato su Giulia e Alessandro, una causa di ritornarvi c'era; la maldicenza· ond'erano oggetto nella società milanese. Non solo con severità, sia pure tardiva, si giudicava di Giulia, che piantato in asso il marito e il figlio era andata a Parigi per convivere con Carlo Imbonati, di cui per colmo era. rimasta erede; non solo si giudicava ugualmente del figlio, che chiamato colà dopo la morte dell'Imbonati e, concepito per la madre un affetto fanatico, aveva commesso la sconvenienza di pubblicare, vivente il padre, un carme a celebrazione di quel morto. Ma anche del matrimonio si diceva male: un nobile, italiano, ufficialmente cattolico, sposare una borghese, di sangue svizzero, di confessione eretica; sposarla per di più - non colle forme dei matrimoni misti, ma col rito eretico ! Senonché l'esserci una causa del tornare in Francia era forse una giustificazione? Io credo che Agostino Guidi, nel prezioso studio @u ibliotecaGino Bianco

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