Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929
La Stella del Nord 81 Poi si irnnalzav·a a picoo una bella parete di rocce di color fulvo, e .ai piedi di quelle rocce, scavata nel vivo, s'apriva una specie di profonda nicchia, sulla quale si protendevano i rami bianchi e con· torti di un fico selvatioo, fra ciuffi d'alte felci e di capelvenere. A quella volta si diresse trotterellamdo il maggiore Iupiter e vi giunse .qualche minuto prima degli altri che lo seguivano. Saltò di sella, iJn gran fretta ·slegò dall'arcione il suo sacco a za:iino dal quale, durante la strada, non aveva voluto separarsi a nessun costo, e soomparve dietro un cespuglio di timo nell'ombra di quel pic– colo •amtro. Quaindo subito dopo ne usci a m3Jlli vuote, il conte Roberto, so– ·stenuto da :Massimo e da Yarcello, stava allora scendendo fatico– samente dall'alta sella, dalla quale pareva che il suo soprabito verde non si volesse dii.staccare. Corse anch'egli in suo aiuto, lo liberò dagli uncini, e, vedendolo finalmente posare i piedi in terra, gli sorrise, soddisfatto per lui di quella fortunata mwnovra. Poi lo prese a ;braccetto e oon un largo gesto della mano gli mostrò il suo reg·no. - Ohe cosa fu Roma? - gli disse scherzosamente: - Un campo •di pochi iugeri segnato da un solco. Così oggi qui IIlon vedi che un modesto argano e un embrione dli pozzo. 'Ma chi può dire che cosa sarà domami ? , . Passò quindi a celebrare con poetica eloquenza l'amenità di quel luogo, che era al tempo stesso arioso e raccolto. Basse macchie di .albatrelle e di ginepri ne limitavalilo assai l'orizzonte da Oglllilato, e perciò gli occhi, costretti a vagare su per le rocce e in cielo, por– tavano amche lo spirito a distacca,rsi dalle bassure terrene e ad estasiarsi di una libertà facilmente conquistata. L'esistenza di quella grotticella dava inoltre al quadro un carattere deliziosa- ' mente romantico. Raccontò che quando, in ottobre, un acquazzone lo costr:iingeva a interrompere il· suo lavoro, egli si metteva al ri– paro di quella grotta. E lì, seduto sopra un sasso, guardando il capelvenere che gli pendeva sul capo, i rami attorcigliati del fioo che allora erruno ancora coperti di larghe foglie, :respirando silenzio e solitudine, egli a poco a poco si sentiva spUllltare un'runima di romito : immaginava di esser stato in Terra Santa e di custodire in quello spèoo una scheggia della croce o lliil filo del sacro len– zuolo strappato ai Pagallli; anziché un cappello di feltro floscio gli pareva di portare -sul ca~ lo soopolare, sul petto la conchiglia e in mamo il bordone con appesa la zucca. Già, a chi l'ascoltava, veniva fatto di domamdarsi se egli aveva scelto proprio quel poggio fra cento altri perché supponeva che più facilmente la sua trivella vi avrebbe incontrato un filone di rame, o soltanto perchè vi cresceva così rigoglioso il capelvenere intorno all'arco di quella mistica grotta. Ma, coo bellissimo tra- Pauaao - 6. Biblioteca Gino Bianco
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