Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

80 U. Fraochia _ Pazienza, ragazzi: a tutto bisogna far l'abitudiine, - disse il maggiore Iupiter; e lentamente richiuse il cancello dietro gli ospiti che se 111e andavano. , Egli si appartò poi nella sua famosa rimessa, e spese buona parte della sera nei preparativi d'ella gita dell'indomani. Prese alcune di quelle pietre, le scelse come fa l'ortol8Jllo con un ,oesto dJ mele, staccò, inumidendoli con un po' d'acqua, quei cartellini sui quali aveva scritto di suo pugno, con l'inchiostro d:i China, 111omi che nes– sun atlante geografi.00 ricorda, e infilile ne fece un mucchietto. Prese poi il suo sacco da montagna, che era posato in U[l 8Jllgolo accanto al bastone ferrato, e lo riempì di quelle pietre. Ne provò il peso, sollevandolo per le ciinghie, e ne parve sodisfatto. Allora chiuse la porta con u111 doppio giro di chiave, e rientrò in casa per andarsi a riposare, volendo risparmiare le proprie forze per il giorno seguente. XLVII. Il tardo autunno aveva mutato assai l'aspetto di quella vallata cosi pittoresca il giorno in cui due pesanti carrozze e due cavalli ne avevamo percorso la strada sotto il cald'o sole di settembre. Ora il sole, sorgendo tardi, anche a mattina inoltrata IIle lasciava una gran parte ilil ombra; e i1I1quell'ombra umida e opaca si vedeva, attraverso il velo dei boschi, il suo fondo disseminato di una quan– tità i.incredibile di pietre, di ,crepacci e di sentieri tortuosi, sco– prendo u1I1anatura aspra e accid!entata dove un tempo pareva che gli alberi, con le loro t0111de cupole, dovessero 111ascondereun ter– reno imbottito di muschi, molle e dolcemente ondulato. Anche il maggiore Iupiiter stentava a riconoscere certi aspetti di quel pa,esaggio che solo poche settimane prima aveva così fami– liare da soglilarselo persino la notte. E se i muli, grazie alla loro virtù d'andare a testa bassa, 11101I1 avessero supplito al difetto degli uomini che, al contrario, per orientarsi guardano al cielo, chi sa quante volte la piccola carov8Jlla si sarebbe perdiuta fra tronchi e rocce che, mutando colore, pareva avessero mutato anche forma e luogo. Nell'aria fredda e immota della selva un odore di funghi e di foglie putride saliva da ogini forra. UIIla gazza fuggiva i111visi– bile dinanzi all'acciottolio cadenzato dei ferri, riempiendo della sua stridula risata quel sHenzio; e, alzando gli occhi, spesso ac– cadeva di sorprendere una graziosa donnola che, spaurita, si but– tava a capofitto dalla cima di un albero, portandosi dietro il lU111go strascico della coda. Il fattore coo alcu1I1ioperai aspettava i signori sopra un pog– getto, dove gli operai, già al lavoro, manovravano un verricello. Cinquanta metri più su si vedeva 1a modesta incastellatura di una caP'ra a tre piedi dalla quale pendevano i1I1ertile funi di una sonda. BibliotecaGino Bianco

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