Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

La Stella del Nord 77 :__ Per andar dove? - chiese Massimo. - Dove, lllon importa. Ferrovie, bastimenti, stazioni, porti, ba– gagli, dogane, d'a nomadi quali siamo, - disse il maggiore Iupiter: - Quello che importa è che lasciamo al più pr-esto, subito, questo pa,ese dove non abbiamo più nulla da fare. Io perdo i miei giorni a scavare pozzi, 1~ mie notti a studliare piani, a far calooli, a im– maginare opere gram.diose. Scopro dopo secoli miniere dimenticate dai tempi di Cesare e di Plinio, ma queste miniere, le mo1I1tagine che nascondono queste miniere, questa ricchezza mcalcolabile, tutto appartiene per l'appUIIlto a ulll vecchio amico che non si vuole come parente, al padre di un giovanotto che IIl0n si vuole per genero. Per– dò bisogna abbandonare ad altri questa fortuna, una fortuna ÌIIl– seguita attri:i,verso il mo!Ildo per vent 'am.ni , !Ilon pensarci più, e fuggire, fuggire .... - Ma dove am.dremo ? - ripeté Massimo atterrito. - Oh, il mo!Ildoè grande! Non temete, c'è ancora da camminare. L'Australia, l'Africa, Kletmanstroop, Windhoek, Marienthal, Wal– iìsh Bay, la Rhodesia .... - Mio Dio, questo è il viaggio della Maria Honrada 1 - s'udi balbettare il vecchio 1I1on1I10 con u!Ilpiagnucolio da bambino. Il maggiore Iupiter si strmse nelle spalle, e, lasciando vagare il proprio sguardo sul piruno lucido della tavola, si mise a contem– plare le rovine che ormai lo aspettavano adl un passaggio obbligato, come il viandarnte che, uscendo da Roma, veda aprirsi dinanzi a sé la distesa dell'a1I1tica via Appia e contempli quei ruderi spettrali che sembrano accompagnarne il cammino filllo agli estremi limiti della terra. Cosi rimase a lungo immobile e muto. Massimo non osò più i1I1terrompere quel silenzio. Egli poosava confusamente alla Stella del Nord 1I1aufragata su quel nero scoglio, al vecchio orologio d'oro -di suo padre che era scomparso, alle sue mam.iche infatti erano ma– grissime e senza anelli, all'Africa, all'Oceania. Alessandra, pallida ,e smarrita, pensava invece a Benedetto e al giuramelllto che essi si erano scambiato ullla notte. NO!Il aveva pensato ad altro in tutto quel tempo, e appu!llto in quel ricordo aveva trovato calma e coraggio di fro!llte a suo padre. Ma ora incomirnciava a sentir vacillare la ·propria fermezza: avrebbe voluto correre da lui e confidargli ogni •cosa. Alzò istintivamente gli occhi verso la scala, e le parve di vederlo, appoggiato al muro, là dove la -scala, svoltando, formava Ulllgomito pieno d'ombra. Senza dubbio era lui, e non u~'illusiollle ,di quell'ombra. In punta dli ·piedi doveva aver ridisceso i pochi gra– dini e, nascosto, aveva forse assistito di lassù a tutta la s~ena. Sùbito dopo essa lo vide venire avanti, e la sua persona, ormai ap- ·poo-ofata alla rmo-hiera s'illumirnò debolmente dal basso. Bene- oo b ' . b . p . d -detto le sorrideva e COlll la mano le mandava dei ac1. 01, mutan o -,b,ruscamente l'espressione del viso, con uno sguardo triste e sgo- BibliotecaGino Bianco

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