Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

76 U. Fracchia _ Sì, certo, non è bello, non è da uomo, - disse il maggiore Iupiter, cercando di 111asconderela propria c•o111fusione con qualche colpo di tosse: - Ma le conseguenze mutalllo forse per questo? E basterebbe a te l'animo di assumerne il carico? - Intero! - rispose Massimo senza esitare. - Tu vorresti renderti mallevadore dell~ sua vita? Tu oseresti rispoodere della sua vita di1113,111zi a suo padre, di fronte a Dio e alla tua coscienza ? - Sì, - risP()Se Massimo, - se è necessario per la felicità di Aless3,111dra. Il maggiore Iupiter con uno sforzo penoso si drizzò sulla, per– sona, e gonfiò il petto, come un nuotatore che, dopo aver lottato contro u111a corrente impetuosa e sentendosi a un tratto mancare il respiro, si solleva sulle 0111de per riprendere fiato prima di ributtarsi a nuotare. - J3J vero, è giusto, - disse poi con rinnovata amarezza, - cosi deve essere. La felicità di Alessandra avanti tutto. Il nostro bene avanti tutto. Il 111ostrobeine è la felicità di Alessrund:ra, e la felicità di Alessandra no111 è, non può essere, nell'assumere un nome ono– rato, nell'entrare a testa alta in una casa dove è invocata come l'angelo consolatore, dove un giovane disgraziato più che malvagio mette per causa sua un povero padre nel più profondo orgasmo, e 111emmenopuò essere nella ricchezza, e negli agi che la ricchezza, assicura a chi, nella vita, sappia usaooe co111 generosità e prudenza. Io ho potuto crederlo per un attimo, ma tu hai ben saputo richia– marmi alla realtà. Tu, Massimo, hai voluto darmi una dura le– zione .... - Tata mio! - protestò Massimo. - Una dura lezione, - ripeté il maggiore Iupiter accaloralll- dosi, mentre confermava queste parole con un cenno del capo che voleva dire: « Oh, dura, durissima, tu non immagini quanto!)) - per insegnarmi che cosa sia il coraggio morale di cui deve saper dar prova un padre per il bene delle sue creature. Infatti a questo bene io no111 ho mai pensato! Io no111 ho mai sacrificato nulla ai miei figli. Non è così, Massimo mio? Non sono un vecchio, un sorpassato, uno straccio da buttar via? Io mfatti credo ancora al bene del prossimo. fo sono amcora uno di quelli che n'on vedono la necessità di fon– dare la propria salute sulla rovina del vicino, specialmente se questo è un amico di vent'anni. Ma venite avanti voialtri con la nuova morale, a Ìlllsegnarmi che ,bisogna essere egoisti, spietati : non guwrdare su chi si mette il piede, chi si lascia alle spalle. J3J la legge della guerra, e ormai la guerra non avrà più fine. Essa durerà un secolo. Ebbene: io noo vi seguirò su questa via. Io non voglio assi– stere alle rovine cagionate da me. Domani riprenderemo le nostre casse, le nostre pietre, e. partiremo per sempre da questo paese. BibliotecaGino Bianco

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