Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

• 72 U. Fracchia D'altra parte, il quadro di quelle nozze era pure attraente ai suoi occhi ! Bastava mettere iiil ombra la figura del protagonista, per vedere ogni cosa assumere il più gradevole -aspetto: le figure ispiravruno simpa;tia e :fiducia, e il -paesaggio di -sfondo, da qualun– que parte si volesse guardare, era addirittura meraviglioso. Ohe cosa gli mostrava ,quel paesaggio? Una catena di montagne, !Ilatu– ralmente, distesa in una curva bellissima, e, quel che più e-onta, tutta bucherellata di forellini neri, dai quali entrava!Ilo e uscivano corroodo ID lunghe file i vagoncini metallici di ullla ferrovia De– cauville. Quei fori erano miniere. Il resto ognuno può indovinarlo \ da sé. Ora, guardando .quel paesaggio così seducente, si vedeva an– che venire avanti in primo piano, a occupar tutta la scena eclis– samdo le altre, appunto la figura di un signore di .mezza età ma di alta statura, coilldue lunghi baffi, una fronte spaziosa, un nobile sguardo, UtJ1 portamento da dominatore, e vestito di un lungo pastrano nero, impermeabile, con m31illtelliiila. L'altra metà del pannello, che era dunque una specie di dittico, gli mostrava U1I1a bella villa circondata di antiche quercie e di platani, forse Uillpo' malinco1I1icae trasallldata, ma di stampo assai signorile e non molto d1ssimile d'a un castello. Contro questo sfondo, che aveva pure le sue attrattive, tutte le :figure si allineavano con eguale rilievo : la co1I1tessaAless31illdra,il co!Ilte Roberto, la signora Celeste madre della co1I1tessa,il capitano Massimo e il giovane Be– nito suoi fratelli, le cognate signorine Dolores e Annrumaria, e per– sino la suocera Guendalina; e tutte, salvo quella del coillte !Mar– cello, sempre reclusa illl Uill cantuccio, sembravano trovarvi Uill0 spazio adeguato alla loro dignità e al loro benessere ; respirarvi un'aria di salute, negli agi di una vita semplice e riposata. Ma il protagonista nell'ombra 1110n ci v·oleva stare. Voleva venire avamti con prepotenza, per occupare lui tutta la tela e relegare gli altri ID quel cam.tuccio. E così si vedevano pigiati come acciughe in uno spazio troppo angusto per bastare a tanti; mentre egli, Mar– ceUo, spadr,oneggiava su tutti, e no111 solo suil.lepersone, ma anche sulla casa e sulle montag111e.Allora era la volta di Alessandlra che, rompendo quella ressa, si faceva av31illticolll tale impeto da uscire addirittura dal ,quadro; la seguivatio Celeste a fronte alta e sprez– zante, Massimo aiccigliato, Benedetto ironico, e ultimo veniva, ma triste, quell'uomo che: per qua!Ilto forte e dominatore, aveva tutte le debolezze di un paidre. I11belpanorama rim3Jileva mezzo spopolato e squallido, i -suoi colori perd'evano tutto il loro splenrdore, ed egli 1~ ve?-eva impallidire e alloilltanarsi a poco a poco, con lo stesso rimpianto con cui si vedono, dal :finestrino di un trooo 13Jilciato a tut!a corsa, fugg~re e perdersi per sempre certi paesaggi incante– voli, mentre pens1amo che sarebbe stato piacevole trascorrervi tutta la vita. BibliotecaGino Bianco

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