Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

70 U. Fracchia _ 'Ma se tu ci mwnchi, -Massimo, che cosa faremo noi soli ? Come Io potremo aiutare ? - chiese Benedetto : - Tutte le 111ostrespe– raJnze sono fondate su di te, e anche le .sue, ne soo certo. _ Poveri ragazzi, non potevate fondarle peggio - disse Massimo amaramente: - Da mezz'ora ci penso, e tutto quello che trovo da offrirvi è un campionario di matite Dialba. - U111 campionarlo di matite ? - Si, - rispose Massimo, sorridendo suo malgrado : - N OIIl vi ho parlato mai d[ Dialba? È stato il mio attendente nei primi di– ciotto mesi di guerra: un falso soldato, oome allora specialmente se ne vedevano tanti. Ohe tipo! Egli aveva trovato il modo di accatti– varsi l'indulgenza dei superiori, la simpatia dei sergenti, l'amore dei compagni, di scansare fatiche e pericoli, co111 le sue matite. Per mesi e mesi, finché no111 riusci a svignarsela del tutto, sempre in grazia delle sue matite, 1110nc'era, credo, al mondo un reggimento cosi largamente fomito di matite come il 111ostro. Poteva mancarci il pane, il tabaoco, persino le cartucce ci sono mancate qualche volta, ma quanto a matite no111 si tremava. Le distribuiva Dialba. Gli arrivavano a pacchi, a scatole, a casse, ed egli le seminava su tutta la fronte. Finalmente ven111e l'ordine di rimandarlo a casa. « Signor Tènente )), mi disse allora; nel prendere congedo da me, «questi diciotto mesi IIlOnli dimenticherò mai finché campo. Se porto a casa la pelle forse lo debbo a lei. )) « N 0111 è una pelle di leone!)) gli dissi io. Senza offendersi, si mise a riétere. Era un fifolile, ma no111 posava ad eroe. «Basta)), continuò, « un giorno la guerra aJnche per lei , può finire. E allora, Dio no111 voglia, mi perdoni questa licenza, si– ,gnor Tenente, i casi della vita no111 so1110 due, ma tanti, se si dovesse trovare in ,qualche difficoltà, ,sì, dico, nel bisogno di guadagnarsi il paJne, a tutti può capitare, se ne ricordi, un piccolo crumpionario di matite rn.alba sarà sempre pro1I1toper lei. La mia fabbrica di matite, 1110n mi voglio v31Iltare, è la prima d'Italia, e le Dialba N° 2 battono le Faber, questo è oerto. Il nostro campionario colilsiste in un ele– gante astuccio di pelle di focài che si porta comod31Ill.ente in u111a tasca. Sapendo fare, tanti ci h3Jilno trovato la loro_ fortU111a. )) Dun– que posso mettere a vostra dispo1,izio111e ,questo elegante e poco vo– luminoso astuccio, - concluse ,Massimo, - e la fortU111a che tanti, a dire di Dialba, ci hanno trovato dentro. · - E perché IIlO ? Perché nolll gli scrivi ? - esclaimò Benedetto : - So1I10 stato sarto, posso ora « viaggiare in matite)). Ohe ci sarebbe di strano? .Signore, le offro UIIlO stock di matite Dialba, a tanto. Le Dialba N° 2, è notorio, battono persino le Faber, che è tutto dire. Le famose poesie scritte col lapis, da un poeta di cui non rioordo il 111ome, furo1110scritte appunto COl!l l,e Dialba N° 2. Il temperino aguzza la matita, ma la matita Dialba aguzza l'ingegno. Provare per credere. Eccole il campionario. Ma è facilissimo·! BibliotecaG1noBianco

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