Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

66 U. Fraoohia cortina dei loro rami, lasciavano aperto un varco dinanzi alla casa, essa lo vide alzare il capo proprio verso quella :finestra dietro la quale si te111eva nascosta. Qualcuno si avvicinò, camminando 11,il~go la strada, ed egli mosse qualche passo con quel leggiero dondolìo che lo avrebbe reso riconoscibile fra mille. Poi lentameinte tornò indietro, e si fermò allo stesso punto di prima. Perché la signora Celeste sollevò 1 a u111 tratto la tooda? Perché agitò più volte una mano con un, gesto che poteva significare : «Vieni)), oppure : «Aspettami)), sempre più deciso ed energico ? Perché si ritrasse poi S:paveintata, quand!o vide che egli le rispon~ deva con u.n 00111no, come per dirle : « Ti ho rico111osciuta,sei tu)), e le parve di veder balenare un sorriso ironico nell'ombra della sua faccia ? Rimase alcuni istrunti senza respiro : il cuore le batteva così forte che neppure premendolo con i due pugni chiusi riusciva a diomarlo. Ora nolll vedeva dentro di sé che pensieri smarriti in te– nebre sempre più fonde. Una notte improvvisa era scesa sul suo spirito. · Nè uscì, non seppe nemmeno lei né oome né quando, trunto quello · smarrimento le-parve eterno e illlvincibile, tanto la sua volontà era spenta, finita ogni sua capacità di dlecidere, di agire. Forse durava ancora quando, di1I1runzi allo specchio, tremando tutta ai battiti di– sordilllati del suo cuore, in gran fretta si passava il ,piumino sul viso già runche troppo pallido; quando cercava con ansia febqrile di sciogliere i lacci del suo corsetto, o di liberare i capelli impi– gliati lll:ell'abito che si irnfilava per il capo; quando infi.111e s'annodò sulla nuca la :fitta veletta, e uno strano fiore nere si dischiuse sullai sua gota. Soltanto allor-a si avvide che non le rimruneva se non da girare la mooiglia dell'uscio, scellldere poche scale, attrav€rsare il giar– dino, aprire il cancello,· per ritrovarsi con lui 111ell'oscurità della strada. Nel compiere tutti questi atti, mentre moveva quei passi fatali, essa non pensava affàtto che le sarebbe stato ancora straordi– lllariamente f,acile tornare indietro, ma silllceramoote pregava Iddio che egli se ne fosse andato. Sperava di udire a un tratto la voce dli Massimo o di Benito v~nirle incontro, su per le scale, dal giardino, da dietro il cancello, e che quella ,voce le impedisse di proseguire. S'affacciava già sulla strada, eppure sperava amcora. Egli s'era allontanato di qualche passo nell'ombra discreta degli alberi e lllOn .::i, d ' ' veuen olo più dove lo aveva lasciato, poté per un attimo credere c~e i v?ti ~el suo cuore fossero stati esauditi. Ma, alllziché ringra– ziarne ? Signore, si guardò intorno delusa, e quando poi lo rico– nobbe m qm~ll'ombra, mosse rapidamente verso di lui. - Che cosa fa qui, chi aspetta ? Rise provocante ed ingenua mordendosi le labbra sotto il velo rovesciando leggermente il capo illldietro, mentre lo sfiorava coÌ I BibliotecaGino Bianco

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