Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929
64 U. Fracchia che la sua mano 1110n si muove a r·accogliere. Il resto della persona, mutati ora i begli abiti contadineschi, le scompare nelle p,ieghe di ma D'Offa vestaglia sovraccarica di merletti: sotto i piedi ha uno sO'ab:llo, che sembra fatto per sostenere onorevolmente le sue pan– t~fole di velluto ricamate d'oro; e così, nella sua tragica immobilità di statua, ispira a tutti una venerazione che confina co111 la paura, salvo che al maggiore Iupiter, il quale, piegaindo il capo per baciarle la mano nel prender· commiato, vede in lei unicamente u111a povera madre. L'ombra del crepuscolo avvolge ormai i due amici quando, di– ,nanzi al servo che tiene aperta la porta, si stringono affettuosamente la mano. Il co111te Roberto prolunga quella stretta più del neces– sario, ,poi prende l'amico sotto il braccio e scende con lui qualche grad!ino. - Perché piange sempre? - gli chiede ,sottovoce, in gra111 co111fi– denza: - Fosse .morto! Ma·non è morto: è disperso. Certamente lo stan1110cercando e lo troveranno. Dunque, perché piangere ? - Bisogna scusarla, è una ,donna, - rispondie balbettando il maggiore Iupiter. - Una do111na,Stefano mio, che non aveva mai versato una la– crima! Sai che cos'è una lacrima? Ebbene: 1110n glie l'avevo mai vista versare. Ora piange : piang-e .semp,re e tace. - Ci vuole pazienza, caro Roberto : passerà. - Pazienza, vero ? Non parlare, non dirle nulla, fingere di non vedere, come se nulla fosse, come si fa coi bambini. - Ecco : proprio come si fa coi bambini. - Ma i111tantola nostra vita è sempre più triste, sempre più squallida. Annamaria e Dolores ha111no paura di lei, e Marcello .... Oh! entrasse in questa casa una buona fata! Se ,Marcello fosse un altro ragazzo! Egli rima111e assorto per qualche istante, e poi .soggiunge ad alta voce e in fretta : - Ad-dio. A doma111i, a domaJili. ,E i due amici si separa1110,dopo tanto diiscorrere, -senza essersi aperto illlteramente il cuore. XLII. C'era un vecchio banjo appeso al muro, nella camera della si– gnora Celeste, un vecchio banjo che da tre all1lllinessuno suonava più. Chiuso in fondo a un baule, quando ·Massimo era andato alla guerra, solo l'urt9 dei carri, il sobbalzar delle ruote sulle strade ferrate, i colpi degli stantuffi nella stiva di un bastimento aveva1110 strappato alle sue corde qualche informe, ronzio. Dal su~ manico di'ebano intarsiato di madreperla pendeva1110alcuni nastri di vario BibliotecaGino Bianco
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