Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

62 D. Fracchia volta e maciullata, e i corpi umani che, sudici e ritorti, sempre vi si mescolavrunospasimando, simili a talpe spalate con .quella terra dal fondo dell'acqua nera; e istintivamente sfuggiva all'in111ocente laccio tesogli da suo padre, per correre dietro ai fa111tasmi, che popolavano anche quella piccola città di provincia, d'u111avita ta111todiversa da quella vissuta per tre lunghi anni nel fango e nel sangue. _ Bella vita avete fatto quaggiù, dopo tutto! - esclamava, ri– volto a Benedietto e ad Alessandra, ,se se 111e andava con loro a pas– seggiare per quelle strade piene di una pace pigra e tra111quilla. - Noi ? È proprio il caso di rinfacciarcela ! - rispondeva Be– .nedetto con amarezza. - No111 parlo particolarmente di voi due, o del babbo, o della mamma, - diceva Massimo: - Parlo di questa gente ladra, q-uar– datemi che do111ne ! Altro che piangere e pregare! E queste torte ? Questi pasticci ? Altro che fame e pan nero! Ipocriti! Mi avete imbrogliato, ma mi saprò vend:icare. Già di buono al mondo non c'è che i soldati. XLI. Deluso, ma sempre fidente in una migliore occasione, misurwndo la brevità di quei giorni che, dal ritorno del suo bel soldatino; non erano più di otto, il maggiore Iupiter occupava il tempo delle assenze di Massimo in lunghe visite in casa Pepi; e questo faceva ogni giorno, verso sera, spinto dal sentimento cristiano che gli · ispirava il suo povero amico, ma anche dal bisogno di espandere su qualcuno, liberamente, tutto quel suo oppresso fwntasticare. Non si pensi ad una •ca~a in lutto, ad un vecchio piangente e vestito di nero. ,Se non fosse una certa piega della fr<mte che dà al suo viso r-oseoun'espressione, a momenti, di vera follia, e alla quale corrispondono un fiocco rosso scarlatto, esageratamente volumi– noso, che dal colletto gli ricade sullo sparato, e un garofano pure · '. rosso infilatq,all'occhiello di u111a delle sue solite giacchettine di tela d' A:ffrica, il conte Roberto sarebbe sem-pre lo •stesso. Egli dice che non è morto. Egli ride quando parla del racco111to di Massimo e di quella sera, ·il cui ricordo mette aneora i brividi nella schiena del :maggiore Iupiter; e -sostiene che 1110n era lui 1 che e~a un alt,ro Ben– venuto, e che quante so1110 le stelle in cielo, tanti sono in terra gli .italiani che si chiamano ,Stella. Egli porta sempre con sé un foglietto di carta con lo stemma regio, e, in calce, la firma 'illeggibile di un oscuro colonnello, nella quale egli tuttavia legge chiaramente: Pe– rico_lini. ~u quel ~ogli?, un amanuense ad altre parole stampate ha aggiunto m grossi ed mcerti caratteri la parola: disperso. E il po– vero padre crede più a quel piccolo pezzo di carta che 1110n agli oc.ehi Biotioteca Gino Bianco

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