Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

4 E. P-istelli quest'opera. Per tacere d'altri minori; dei qua~i troppo poco s_ap– piamo, l'aveva preceduto nello scolarc~to Ar~sila~, lo seguì_ C:hto– maco. Ma Clitomaco non fu che lo storico dei nuovi accademici. Le dottrine sono d' Arcesilao e di Carneade, e se mio scopo fosse quello di esporre questa dottrina, non potrei parlare di Carneade solo. Contro le scuole ,dommatiche, e specialmente contro gli stoici è volta la analisi potente e l'eloquenza trascinante di Carneade. La sua posizione filosofica si potrebbe definire così : Crisippo dice di sì, e Carneade dimostra che non ha ragioni necessarie per dir di sì; se Crisippo sulla stessa quistione dicesse di no, Carneade dimostrerebbe che Crisippo non ha ragioni necessarie a dir di no. Eccettua soltanto la dialettica. La dialettica per Carneade e per altri è soltanto un'arma, un'arma di difesa e di offesa, e che si può imparare a maneggiare anche da uno stoico: tutto sta a sa– persene servire a proposito. Infatti, di dialettica Carneade fu sco– laro dello stoico Diogene di Babilonia. Ma se quest'arma la prein– deva dagli stoici, se ammetteva co!Illoro che è un'arma !Ilecessaria, se accettava anche quella distinzione della dialettica in due parti, logica ed eloquenza, non però credeva come gli stoici che l'adoprare quest'arma portasse alla verità; la dialettica serviva soltanto a mo– strare che l'avversario non era arrivato alla verità. Perciò Carneade usa il terribile strumento· co!Ilstupefacente abilità, sorprenùenqo e stornando l'avversario con finte e parate; ma quando fuori della battaglia si ferma un momento a contemplare l'arma, quale è in sé e per sé, anche della dialettica sorride. Più d'una volta lo sorpren– diamo in questo atteggiamento che si potrebbe illustrare con infiniti esempi moderni e modernissimi, e che perciò è ritenuto dai profani un atteggiamento spirituale modernissimo, mentre è vecchio di tanti secoli. Una. volta, egli aveva fatto un discorso eloquente, tutto intessuto dei più sottili accorgimenti dialettici per ridurre al silenzio un av– versario. Com'ebbe finito, disse sorridendo : « Se ho ragionato bene, ho vinto la causa, ma se ho ragionato male, mi farò rendere dal mio maestro di dialettica i denari che gli ho dato perché me l'inse– gnasse.» E un'altra volta, con un'immagine felice e evidente, definì la dialettica così : « :È come un polipo di mare, il quale mette fuori tutti quei tentacoli e poi d'invemo se li rimangia.>> Un'immagine che molti sarebbero contenti di rubargli. Ma la~ciamo la dialettica. Carneade si oppose come dicevo spe- . 1 ' ' cia mente a Crisippo. Lo stoico diceva: io sono il sapiente. Non erano filosofi, erano sofi. Alla base della loro dottrina è un duplice prin~ipio non di~cutibile : un principio attivo, Dio; un principio passivo, la materia,. Sanno che cosa è l'anima. Hanno una morale definita e sicura, certo alta e nobile; tendono a quell'eroismo morale che è del loro sistema la parte più bella, che ha avuto un'influenza BibliotecaGino Bianco ,

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