Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

A. GrnE, L'école des femmes 125 poi, non ci ricompensi! - Fonda un giornale letterario e ~e assume .... la direzione politica: fa favori per riceverne. Alberto ha molte buone e ottime <<relazioni"· uon ha un amico . .Non dice: Ho fatto, ho detto. Dice: Mi sono sentito in dovere di fare, in dovere di dire .... Annuncia alla fidanzata che gli è morta la mamma: « Colei che mi dette la vita è _m~rta ieri.. .. » P,rofessa sempre le « idee sane», i « principi mi– gl~or1» ; col cuore secco pratica a dovere la religione come un « grand se1gneur dévot » del bel tempo. Quando viene la guerra, manco a dirlo, s'imbosca; ma, prima d'imboscarsi, ha avuto cura di assicurarsi la croce di guerra .... A.lberto non è sincero? è davvero un mistificatore? Sarebbe dir troppo. Egli crede alla sua retorica, alla sua falsità alla sua di– stinzione, come a una parte necessaria e anzi meritoria' di sé. Dice: - Anch'io, come posso, cerco di diventare un po' migliore di quel che son<:.... Il ritratto di questo piccolo egoista, di questo mediocre ambizioso che per di più è un frasaiolo, un posatore, un inventore di novissima · verba sublimi, e che quasi in buona fede vuol sembrare un moralista, un missionario, un cittadino esemplare, specchio perfetto dell'uomo di– stinto; il ritratto di Roberto ,nota sopra nota, aneddoto su aneddoto, è tutto crivellato, tutto buchi, disegnato direste a colpi di spillo. Gide ha aggiunto con Roberto un vivissimo carattere alla grande galleria dai ca– ratteri che possiede la letteratura francese. Le ha agglunto anche un bel romanzo ? Non direi. La figura di Evelina, candida fidanzata prima, e poi moglie vittima di Rol•erto, è- for~e figura meno netta e chiara, certo meno patetica di quanto vorrebbe essere. E a lei e soltanto a lei è affi– data la, controparte del romanzo; dovrebbe essere lei il chiaro di quello scuro, che è Roberto; lei il corret,tivo di quell'errore morale. Ma che cosa fa Evelina per meritarsi questa parte? Niente. Roberto è quel che è, e si comprende come Evelina giovinetta ne sia rimasta ingannata. Ma quando la benda le cade e vede che uomo, sì, volgare, ma alla fine che povero uomo sia suo marito, ella se ne distacca, si ritira in sé come un riccio, si arma di aculei morali contro di lui, lo analizza e lo giu– dica giorno per giorno, ora per ora spietatamente; si confronta a lui per insuperbii-e, si esalta, lei è la sincerità, lei la vita vera, lei la vittima riecheggia in sé gli ·stridori ibseniani di Hedda e di Nora. Ecco che cosa dà al marito. È un po' poco. La moglie, e in genere diciamo la donna, non è messa vicino all'uomo soltanto perché lo ana– lizzi lo giudichi e lo trafigg a in un diario. L'amore è collaborazione. La famiglia non è una sa.la anatomica o un tribunale; è aiuto, corre– zione reciproca, è un atto di speranza nel fu!ur?, è carit~. Nei vent'anni del matrimonio Evelina ha avuto due figli: 11 maschio, Gustavo, ha tutto il carattere del padre, e Evelina sembra dirgli: - ~al ~ia di te! - La figlia Genoveffa, è cresciuta e e<lucata in mo<lo che gmd1ca cosi sua macke ; -- Ci sono cose che tu mi hai insegnato a pensare, mentre non osi pensarle tu stessa, cose alle quali t_u credi di credere ancora e alle quali io so di non credere affatto .... Hai un bel fare, povera mamm_a, t_u sarai sempre una donna onesta! - In questa casa,_ padre, ~ad:~' ~gli, coi loro vizi e coi loro difetti stanno ognun per sé, rncomUillcabili 1 uno Biblioteca .J Bianco

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