Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

Lettera al signor Henry Bordeaux 93 chiedemmo pr,ima, di tutto pel bene dell'Italia né, comunque sia stata dopo l'armistim.o sciupata e ritardata taluna delle nostre speranze, ce ne pentiamo; e oggi anche meno che nel 1921 o 1922. Forse stando sul seggiolino, riusciamo meglio a, vedere quanto ,si stia incom~di in quelle vecchie poltrone, gomito a gomito tra il signor Stresemann e il signov Ma.e Donald, anche percilé non si è liberi come noi d'andarsene, occor– rendo, quando e <lovepiace. A me basta rileggere Stendhal: « Ce que j'ai vu de plus curieux dans le gcnre' moral, c'est le jeune Français voyageant en I talie; cela passe toutes les théories possibles. Ils viennent pour mourir de plaisir et ils rneurent d'cnn·ui; ils ne disent pas q·uatre pa.roles d.. italien en un jour, et jugent les ItalifJns etc. etc.» Gli eccetera sono di Stendhal. 1~24, 1929. E la lettera del «milanese» è propvio da Roma, dalla « tri– ste Roma» come la chiama il signor Bedel, il quale del resto è giovane, anzi immaturo, soltanto come Premio Goncourt. Questa noia ,è il motivo perpetuo dei Buoi lamenti. Noi Romani che pure possiamo confrontare un poco meglio di lui la Roma di ieri a quella di oggi, la Roma della Triplice a quella dell'Intesa, ma si, cordiale, la Roma di Giolitti a quella di Mussolini, non oi accorgiamo di questa cupa noia e piombosa tristezza che ormai soffocherebbe da San Pietro a San Giovanni la nostra Roma, magnifica, serena e, di– ciamo pure, s,trapotente, visto che la lettera p è una labiale come l' f. Quali svaghi avrà cercati e non trovati il signor Bedel? La grande gioia per lui pare che isia potere in un treno, appena rientrato in Fran– cia, dir male ad alta voce del signor Poincaré « senza rischiare l'esilio e la deportazione». S'accomodi; è certo che non troverà mai in un treno della liberissima Francia un Italiano che voglia imitarlo. Nessuno infatti pensa da noi a confondere le norme dettate dal Regio Questore con quelle dettate da Monsignor Della Casa,. Anzi se considero, signor Bordeaux, i tanti Francesi come lei, la confusione non dovrebbe essere possibile nemme1110 in Francia. Benito Mussolini (ed ella lo ricorda) ha formalmente dichiarato che il Fascismo non è merce d'esportazione. Le parole di lui non hanno mai bisogno di commento, tanto sono chiare. Eppure queste m'hanno sempre ricordato un aneddoto d1 più che due secoli fa. Il Re ,Sole aveva mandato a chiedere a Roma al Qavalier Berruini i disegni per la. distri– buzione dei lumi e per le macchine sceniche che avrebbero dovuto nel teatro di Versaiilles rappresentare appunto il sorgere del sole. Subito il Berni1ù spedi disegni e consiigli, ma aggiunse: « Badi Sua Maiestà che la -scena riuscirà,' bene solo quando manderò costà le mie mani e_la mia testa. » Il quale aneddoto vuole ,semplicemente dire che più delle teo– rie contano gli uomini, più dei sistemi la volontà, più delle pa.role l'esempio. Oon la speranza ch'ella torni presto in Italia, mi ripeto alla sua cortesia. devotissimo UGO OJEITI. BibliotecaGino Bianco

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