Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

90 U. Fmcchia - La Stella del Nord rosi sooppi anche quando echi e splendori eralilo spenti da un pezw. Bastava guardare la folla che a poco a poco si diradava, e sentire i ragazzi ridere elettrizzati. Essi descrivevano i fuochi che avevano appena finito di spengersi, ne d~cruntavano i meravigliosi colori, già volando con la loro fam.t•asia :im. un rq.ondo di favole. Ma anche in quelli che non eram.o più ragazzi le luminose fontane continuava/Ilo ad aprire i loro ventagli di fuoco, e pareva che la grama vita d'ognuno dovesse d•ar 111uovi frutti dlopo quella pioggia dorata. - Troppo presto, - diceva la siglllora Celeste, - come tutto fugge via! Ohe non si possa fermare nulla, proprio nulla, su que– sta terra? Ma non era triste, e si lasciava mollemente condurre dal brac– cio del ,suo bel capit8Jll.o, lieve lieve e senza rimpianti. Pensava a Marcello, e non ,sentiva nemmeno una piccola stretta al cuore; pen– sava ad Alessandra, e non se111tiva 111emmooo una punta di gelosia. Avrebbe soltanto voluto lasciarsi portare così all'infinito, :im. una 111otte come quella, né calda né fredda, per le vie di u111a città oome quella, sconosciuta, fra gente scooosciuta, e non fermarsi mai più. Ma quam.dloinvece vide la fila delle betulle, il tetto spiovente della oasa, il cancello con le sue acute lance, le sembrò di vedere una prigione che, ancora pochi minuti, il tempo di percorrere quel breve tratto di strada, si sarebbe richiusa alle sue spalle, e nella quale no111 l'aspettavano che solitudine, malinconia e op-pressioni. Le sembrò anche che egli, l'uomo al cui braccio essa si appoggiava così fiduciosa e serena, noo potesse seguirla oltre quel cancello, e ne provò uno sconforto, una pena, come se realmente avesse dovuto separarsi da lui per sempre e senza speranza di ritrovarlo. - Oh, :Massimo! - sospirò, rallentando il passo : - Come è triste questa casa! Come ci si sente chiusi e soli! Dinanzi al cancello si fermò, e, prima che egli tirasse la cate– nella della campana, gli prese una mano e la strinse dolcemente fra le sue. · - Addio, Massimo, - gli disse : - È stato come un bel sogno. Ora tutto torna come prima. - :Ma io rimango con te, - egli rispose: - Rientro anch'io. - Si, sì, - ribatté la signora Celeste con un vago sorriso, - ma è un'altra cosa. Non ci sono più quei fuochi tutti oro e argento, e il bel sogno è finito. I pochi rintocchi della campanella risonarono poi al suo orec– chio proprio come quelli che aproino le pesanti porte delle carceri e dei conventi, e di cui, qu8Jll.dos.i sono richiuse, di qua noin rimane se noo. un'eco sempre più lapile, come i cerchi d'acqua che la ca– duta d1 un s•asso produce sulla superficie immobile di uno stagno. (Continua). UMBERTO FRACCHIA. BibliotecaGino Bianco

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