Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

702 I. Pizzetti ùeve cercare e saper trovare per i .suoni dei quali essa fu composta e formata il giusto carattere: diciamo così per dire con una parola sola tamte cose, cioè metallo e i111tensitàdi questo o quel suOIIlo; e il crescere e il dimirnuire della sonorità di una nota di una frase di un periodo; e gli accenti più forti e quelli meno, e i respiri, ed ' altro ancora. Tutte cose già indicate dal compositore ? Certo, un compositore 1110n 111egligootecorreda le sue musiche di i111dicazioni · che possan servire a facilitarne l'esecuzione. E il primo dovere di un interprete non negligente e no111 presu111tuoso è quello di por moote ad esse indicazio111ie di meditarne il s1gni:ficato e di atte– rnervisi il più intelligentemente ch'egli possa: cosa che non tutti i musicisti esecutori fanno, e mooo fra tutti lo fanno quegli esecutori - strumentisti o direttori d'orchestra - che per essere pervenuti, i111 grazia di qualche loro abilità singolare, a una certa notorietà, non d'altro si preoccupano, dina111zia qualsiasi musica, che di ap– parire esecutori personali. («Io l'ho così abbellito, Omero, che de– g1110 sono d'essere incoronato di corona d'oro dai suoi amatori)), diceva ,già ventitrè secoli fa, nel dialogo di Platone, il rapsòdo Jooe !). Ma provatevi, provatevi a eseguire quelle vootiquattro bat– tute di Bellini solta111torispettando rigorosamente, direi meccani– camente, le indicazioni di colorito che vi si trovano. E vi accorgerete che per 1'ÌlllterpretaziOllle di un'opera musicale il rispetto dei segni di esecuziOIIle è a111cor troppo poco. Pianissimo, avverte Bellini al principio di quel lento arpeggio ascendente (pensate: un semplice arpeggio ascendente di re maggiore, che l'avran1110usato, quasi tal quale, cootomila musicisti: e forse novecentornovarotanovemila no– vecentonovanta111ovevolte esso è rimasto un semplice arpeggio di re maggiore : e soltanto lì, in quella -pagina di Bellini, è arte, èa111to, musica. E poi negate che l'arte valga se non per ciò che l'artista ci ha messo dentro!) ; piamissimo, ripete BellÌIIli come altre voci si aggiungono a quella prima (si aggiungono pér modo di dire: ché la voce è una .sola, la quale, prodigiosamente, canta irradiando, come un astro); e ancora piamissimo per la ripetiziooe dell'Ìllltero periodo musicale di sei battute, trasportato per u111a parte una quinta e per l'altra parte una ,quarta sopra; e pianissimo per le due su.c– cessive battute, pese di un'angoscia che diventa poi pianto· sin– ghiozzamte prima di risolversi, dopo altre quattro battute, ÌIIl me– lodia liberatrice. Ma quel pianissimo è una parola che non vuole avere un sig111i:ficato assoluto, sibbene un valore d'indicazione gene– rica e sommaria: come chi scrivesse strada, o campagna, notte, o , mattirna, a i111dicare il luogo e l'ora di un'azione. E nOIIlsentit~, infatti, come ognuna di quelle parti cantrunti - voci individue - che compongono il pezzo, pur rimanoodo sell\pre voce pianissima, varia, nell'esprimersi, di irntensità sonora, ed ora diventa più acuta e penetrante, ,ed ora si fa sì tenue e sì lieve da diventare appena udi- l3ibliotecaGino Bianco

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