Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

700 I. Pizzetti i quali ci dicono che quel tale tema della Tetralogia è il tema del- 1' 0ro, e quell'altro è il tema dei Giganti, e quell'altro ancora è il tema della Giovinezza (e Dio liberi dalla spiegaziooe di quei passi dove due o tre dei famosi leitmotive sono adoprati contemporanea– mente); e amcora spiegazioni quelle per le quali ci vien fatto sapere, per esempio, che la musica di Schonberg è atooale e che in quel tale pezzo del suo Pierrot Lunaire, si trova, usato per moto retrogrado o per aumentazione, lo stesso tema del pezzo precedoote. No, leggere non è lo stesso che interpretare; né spiegare quel che n001 è ben chiaro in un discorso parlato o scritto (che è qua,nto dire in qualsiasi espressione del linguaggio umano) è interpretare. Che è, dunque, interpretare? Ecco, poniamoci drn.amzi a una plligina di musica o di poesia (a pormi dinanzi, con gli stessi propositi, a un'opera di pittura o di scultura o d'architettura non voglio azzardarmi: booché io creda che le cose le quali possono dirsi, essenziali e fondamentali, di un'arte possano essere rif,erite anche alle altre; cosa, questa, che più volte ho pensato osservando un foglietto sul quale Arrigo Boito, in un momento - chi sa? - di sdegno o di sconforto, scrisse: « Fortunate le arti che lllon hanlllo bisogmo di interpreti>>; come se l'osservatore sensibile di un quadro o di una .statua o di un edificio noo fosse anche lui un interprete, sia pure sooza saperlo: e come se un pittore o ulllo scultore potessero essere sicuri che un loro qua– dro o una loro statua appariranno a chiunque la stessissima cosa). Ci troviamo, dunque, dinamzi a una pagina di musica, o di poesia. Impressi su una superficie atta a riceverli, ci SOIIl segni che dovranno esser da lllOiresi sensibili ad altri col suono della nostra voce o col suO'llodi strumenti: segni dei quali l'aspetto e l'estensione occupata .sulla pagina non sono affatto relativi al tempo che dovrà essere occupato dalla loro espressione, non essoodovi fra segno e realtà significata che un rapporto del tutto c001venzionale. Ora, quando il musico o il poeta scrissero questa loro pagina essi sentirono e pensarono la loro espressi001e in una durata di tempo determinata, ancorché n001rigorosamente, matematicamente deter– minata. Noi dunque dovremo considerare come primo nostro debito di interpreti quello di cercare la durata, il tempo, in cui l'espres– sione abbia a essere manifestata. Cosa evidentemente assai più di,– ncile se si tratti di poesia che di musica. Ma noo si creda che là cosa sia molto facile neanche in musica. :È ben vero che il compo– sitore indica coin certe parole di uso comune il movimento da darsi alla sua musica, e dove esso dovrà essere rallentato e dove accele– rato. Ma son sempre ind'icazioni di significato approssimativo, lllé certo valgono a renderle precise le i!Ildicazioni metronomich_e, le quali, ,giuste per una battuta, possono essere errooee per quella seguente. Itndicaziooi tanto più approssimative se poi si pensa che BibliotecaGino Bianco

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