Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

I TETTI ROSSI. RICORDI DI MANICOMIO. Raramente il popolo chiama l'ospedale dei pazzi « manicomio » e tanto meno, « ospedale psichiatrico » come giustamente si vuole dai medici. Esso preferisce dargli un noone più sereno e più pittoresco e lo trae da quello del titolare - santo, scienziato o benefattore - o da caratteristiche del luogo. Quella dei tetti o dei muri « rossi » ricorre in varie regioni ed io l'ho scelta senza alcun riferimento a determinati istituti cosi chiamati, ma soltanto per la vivacità - involontaria· mente simbolica -· dell'espressione. Mi dorrebbe che qualche lettore sperasse di trovare in questi scritti una « brillante » volgarizzazione della disciplina che ho fin qui fedelmente servita o vi cercasse l'apologia di 1llil sistema o di una tesi medico-sociale. Dovrei disingannarlo fin dalla prima pagina. Come avverte il titolo, sono qui raccolti solamente dei « ricordi » d'Ulll uomo che s'è trovato a lavorare e a guadagnarsi il pane per 111Ilghianni in un ambiente eccP.zionale. Vi sono - per fortuna - delle ore della giornata nelle quali si dimentica la professione e si ripercorre in silenzio l'esperienza semplice, immediata, umana delle cose vedute e delle sofferenze patite. Queste ·annotazioni non obbediscono ad altro SCOIPQ. C. T. I. LA FIGLIA. Un barroccino sale in fretta l'erta che precede l'entrata finché si arresta con un cigolio di martinicca. Poche voci confuse. Qualche richiamo del vetturale al cavallo che recalcitra : - Ohé ! sta' fermo ! che hai ? la mattana anche te ? - Due figure scendono dal piccolo calesse : scendono, reggendosi a braccio, un uomo e una donna. L'uomo è piccolo, butterato ; un gran cappello di panno che fu chiaro copre una cresipa e sudicia capigliatura grigia. Ha due piccoli occhi lucidi nel volto pallido di bevitore. La donna è giovane, bella, di una bellezza agreste, ma solida e regolare. Discende- disinvolta. I suoi larghi occhi azzurri guardano raipidamente tutto e nulla. En– trano nell'atrio. L'uomo consegna un plico di carte al portiere. Rapido suono di campanelli elettrici. Il medico aippare da un lato sbadigliando. - Arrivi! - dice il portiere togliendosi il cappello e porgen– dogli le carte. Il medico squadra i due esseri immobili di fronte a lui. - Quale? - chiede indifferente. Biblioteca Gino Bianco

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