Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

668 F. Flora in pittura, che al Croce è parsa un presentimento e un _avviament~ all'estetica futura, son meriti degnissimi: e occorre dire che egli porta sempre il chiaro contributo della sua mente, la quale non ripete ciecamente ma svolge im sé stessa i germi altrui, e si muov~ im campi, quello della pittura per esempio, che non erMl toccati dai maestri. E sempre i problemi estetici gli si atteggiarolilo in quella forma personalissima e volta al particolare più che alle grandi linee : sicché il suo temperamento e il suo stile conferiscono, per questa via, originalità spiccata ai problemi che tratta. Amche se il suo concetto dell'arte cooserva qualcosa di natu– ralistico, e se egli nOIIl ha pienamente conquistato il co1:cetto desanctisiano della forma, il suo pensiero è un fermento d1 cose future. E se la sua italianità lo conduce a costruire tutta una teoria di un'Italia che perfeziona i generi artistici, è pur vero che, attraverso quella errata teoria, egli afferma energicamente il principio della classicità della grande poesia italiana, co1I1tro i caratteri incompiuti e torbidi del romMlticismo. Infine anche qui, il temperamento artistico dello scrittore, in– tona tutto il discorso e lo rende personalissimo. Artista era soprat– tutto l'Imbriani, e perciò in tutti i suoi scritti vigorosamente si coofessa e pone innanzi il suo Io, senza soggiacere femminilmente o vMlitosamente al suo medesimo sentimento. E qui vien fatto di notare finalmente che il carattere letterario . che egli s'è costruito, cannibalesco e inesorabile, vela UIIlavita in– tima di gaio e fanciullesco umore. Quest'uomo che per abito di disciplilila letteraria e per immediato spirito di cootraddizione s'im– poneva doveri polemici, quasi tutti co1I1sistenti nel negare, aveva, nella sua più romita umanità (quella che si scopre appUIIlto nel ripiegarsi sulla propria anima a sentirvi il ritmo della vita univer– sale, come ÌIIl IIloi s'è individualmente adunato), una vena di umo– rismo che amava soprattutto rifugiarsi nell'infMlzia delle fiabe, dei canti popolari, degli aneddoti, diciamo pure della grassa e popolana novella. S'intende che questo umore non si manifesta in una ma, niera evidente, e definita in ogni particolare, ma dev'essere sco– perto nelle complicazioni e perfi!Ilo cootaminazioni della figura let– teraria di Vittorio Imbriani; certo, per ililtendere tutto l'uomo, bi– sogna saper sentire questa infanzia sotterrMlea, questo pullulìo che in fondo è di gioia. Il crudo e violento ImbriMli copre assai spesso con la voce grossa quella più intima voce; ma chi sta attento s'ac– corge che noo vale sopraffazione temeraria di urli a farla tacere. StrMlo: l'antiretore Imbriani, il maniaco della sincerità, lllon s'ac– corgeva di costruire contro quel suo intimo uomo terenziano UIIl ' altro uomo che certo era sincero, ma U!Ililaterale e perciò infine falso. Vero è che i suoi sforzi IIlon possono riuscire : e il vero Imbriani Bìblioteca-Gino Bianco

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