Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

Ritratto di Vittorio Irnbr-iani 667 gli sulla dieresi e studi sull'ortografia) non se ne iintende IIlulla, e sembra solo una piccineria bizzosa. L'umrunista e l'artista sono quasi sempre presenti nelle sue fa– mose stroncature ; la serie dei particolari poi è felicissima e piena di ghiotte trovate. Egli costruisce un po' arrrundellatamente l'iin– sieme : non ha sapienza simmetrica : non ha virtù di geometria : non ha un ec01I1omicosenso della distribuzione : poiché il motivo ac– centratore del suo discorso è piuttosto sottiinteso che espresso, le sue costruzio1I1i, nelle Fame usurpate come negli scritti narrativi, SQIIlO c~ntrifughe. Anche questo è uno sprezzo per le convenzioni e per le consuetudiini della retorica; ma spesso egli non rispetta quella «unità)) di cui parla la retorica e che è, bene interpretata, amebe se il precetto nacque per sole esigenze formali, la vera e propria «coerenza)) ed «armonia)). Comprendo però che egli voglia reagire runche contro questo concetto d'armonia, e stabilirne runo che gli sembra più reale, perché più vicino all'immediatezza della vita. Ma qui è spesso il suo itorto : credere che la immediatezza della vita, che esplode ed abbaci1I1aed è impura come il metallo nelle miniere, sia la sola veramente siincera: il fatto è che l'animo umano pone ord!ine nella immediatezza della vita e così scopre di là dal tumulto, il carattere e il crunto e l'idea, che SOIIl poi la vera e migliore nostra vita, la sola che sia in tutto sincera. Più che saggi critici, alla mruniera di quelli di un De Sanctis o di ulll Carducci, o di un Sailllte-Beuve, quelli di Imbriani sono boz– zetti artistici: l'iintonazione personalissima a forti tiinte, accorda tutti gli elemwti anche disparati di un suo saggio, e infine ne ri– schiara e filtra l'insieme. Imbriani ebbe il senso ben IIletto che senza un'estetica IIlOIIl si giudica d'a~te, e presentì che il problema artistico si lega a tutta la concezione del vivere, ad una filosofia totale. I suoi concetti espresse iin tutti i suoi scritti critici.i sia che ne facesse la premessa che non era necessario ripetere, sia che ne facesse cooni in pochi periodi e frasi, sia che si oompiacesse di digressioni estetiche ; ma anche di proposito espresse le sue teorie in saggi e lezioni di Este– tica, soprattutto nella sua prima giovinezza. Quel che è rigorosamente teorico nei suoi scritti è di provenienza hegeliama e· si conferma nelle opere di AIIlt01I1io Tari : infine il me– glio del suo pensiero in fatto d'arte deriva da Francesco De Sanctis. Ma intanto l'aver sentito l'urgenza del pensiero estetico, l'aver sa– puto intendere l'etemità e l'autonomia dell'arte, in un tempo in cui l'hegelismo .prevedeva la morte dell'arte, l'aver sentita l'attività poetica come fantasia eterna dello spirito, assimilando il pensiero desrunctisiano, l'aver espressa con limpidissima vivacità l'autonomia dell'arte dalla morale, l'aver abbozzata una teoria della macchia BibliotecàGino Bianco

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