Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
6G2 F. Flora della vita di Damte ; scrisse di ,pittura con u111a vigoria di penetra– zione teorica e critica quale forse nessuno ebbe dei suoi contempo– ranei ; scrisse di estetica, conoscendo da vicililo il pensiero germa– nico e sentendo co111 originalità l'autooomia non peritura dell'arte, contro coloro, che sulle orme di Hegel, ne an111u111ziavano la morte; scrisse romanzi, novene, articoli politici, versi con u111ametrica nuova, che for•se il Carducci ebbe presooti, quando ·pensò i suoi me– tri barbari; versi che erano, come l'autore diceva, puri esercizi dli prosodia, quasi un gioco ritmico per sé stesso, al quale serva per ritmarsi la voluta di llill discorso prosaico e polemico. Comililciò, può dirsi, intorno al '60 e lavorò tenacemoote fino all'anno 1885. La vita letteraria italiana in quel venticinquennio era in un periodo di tlluovo rigoglio. Tra quelle due date •si iscri– vono non solo Psiche e Iside del vecchio Prati, e la più 111utritaedi– zione dei Canti di Aleardlo Aleardi, e Zanella e Bettelo111ie Praga e Boito e Rapisardi e Guerrini e Gnoli, ma anche la bellicosa fiori– tura del Carducci. E sorgeva all'orizzonte il D' Atllnu!Ilzio poeta e IIlovelliere : e nella prosa narrativa no!Il solo facevano le loro prove mature il De Amicis, e il Barrili che l'Imbriani ebbe in pregio, e il Dossi e la prima S erao ; ma Giovanni Verga scriveva le sue novelle e i suoi romam.zi migliori. La c ritica e l'es tetica ebbero anni di splendore, e lllel '70 e nel '71 Francesco De Sanctis pubblicava la Storia della Letteratura ita- / liana. La cultura napoletam.a era certo i!IlItalia la più matura, come affermava più tardi perfino il Carducci, riconoscoodo Napoli quale capitale della critica e dell'estetica. L'Imbriani era accanto al De Samctis come a Bertrando Spaventa, al Fiorentino, al Tari, al De Meis, al Settembrini; ma se aveva comU111e coo costoro la p•re– parazi.one filosofica, faceva parte a sé, perché il suo temperamento artistico, valeva più della sua cultura. E per questa ragio111eegli non può neppure allacciarsi agli eruditi di scuola diversa da quella napoletana, quali il Novati, il D'Ancona, il Del Lungo, il Bar– toli ecc. Tutti i sootimenti di quest'uomo sililgolare sono tesi come le corde dell'arco al momento di scoccar la freccia: e veramente 0111zi· egli sembrava un arco sempre in· azione, che non appena liberato uno strale dalla cocca, è subito in tensio!Ile -per la freccia 111uova.UIIl pri111cipioetico lo guida che è frutto di fede astratta e perciò ine– sorabile. Quelli che si allontanano da quel principio etico, devono essere puniti, e se è il caso, dail!Ilati alla forca, sia l.llilaforca let– teraria per le fame usurpate di letterati, o lilillli forca vera per le fame usurpate di politicanti traditori. Rigido il principio: ineso– rabile l'ap,plicazione. Noo ama transazioni, arrendevolezze mor– bide, mezzi termini : diritto guarda ad un solo scopo. E gli acco– modamooti e i veli alla si111ceritàdel giudizio sono viltà e delitti. BibliotecaGino Bianco
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