Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

1 RITRATTO DI VITTORIO IMBRIANI. Uno scrittore irto e temerario, «pietroso» com'egli chiamò le canzoni dantesche alla Pietra; umo Ìlll cui si fan1110 equilibrio biz zarro l'audacia del novaJtore barbaro in parole ed Ìlll metri, con la pedanteria di un linguaiolo aulico e di un ,saggiatore i'Ilesorato di dieresi; uno che esercita lo spirito di contrad'diziorne esplicitamente, come una disciplina di libertà e come riscatto da tutto quel che nella 111aturaumana è servile : un uomo di :fierissimo coraggio, e avventuroso e ,quasi cupido di pericoli e di. duelli in ('Ui giocare un poco la propria vita, cosi, come un dovere da affrontare per ri– maner sani di spirito e dir sempre la verità: un temperamento invasato da un vero estro di sincerità, per alcuni prÌlllcipi etici di astratta ragione e perciò di teso e inumano rigorismo; u1110 che, nell'esercitare il suo ufficio di critico e di erudito e di narratore, seppe assaltare l'un dopo l'altro (a parte gli uomÌllli politici, dal Mazzini al Rattazzi «infame>> al Cairo li « 1110n galantuomo ») tutti o quasi gli scrittori del suo tempo: l' Aleardi e lo Zanella, dei quali scrisse memorabili stroncature, il Carducci « uno sguaiato Giosue », « ch'io non ,socome possa nominarsi da un galantuomo o da un buon cittadino, senza che l'ind'igmazione morale trabocchi»; lo Gllloli « il cui nome ricorda la voce del micio>>; il Rapisardi, il Maffei, il Cossa, il Martini, perfino il giovanissimo D'Annunzio ; e poi il D'Ancona, il Bartoli, il Del Lungo, il D'Ovidio, il Fornari, lo Scar– tazzÌllli (« Giannandrea de' miei stivali») e tanti altri, compreso :finanche il suo maestro, Francesco De Sanctis ; un tale scrittore bisbetico, ringhioso, difficile di carattere e di stile, no111 poteva es– sere inteso ed apprezi;ato dai suoi contemporanei, nei suoi meriti veri e degmissimi. Egli stesso fece ogni sforzo per velarsi, e comporre dli sé UJDa maschera travisata; e respinse la compagnia e la lode dei contem– poranei con esplicito proposito e duro cipiglio ; fece, vogliam dire, tutto quel che poteva per rendersi ostico ai lettori che non gli fos– sero affiilli, scegliendo così veramente i suoi lettori, con quella caparbia scelta per la quale, raccogliendo un tempo le lettere di Alessandro Poerio suo zio, a tutti i corrispondenti si rivolse, tran111e Biblioteca Gino Bianco

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