Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
M. .MÙNDULA, Grazili Deleddci 763 MERCEDE MùNDULA, Grazia Deledda. -- Nella collezione «Medaglie», Formiggini, Roma, 1929. Ho aperto questo minuscolo libretto, scritto da una sarda, con la curiosità di trovarvi qualche notizia oltre quelle, avarissime, che si conoscono sulla vita di Grazia Deledda. L'ingenua, curiosità è stata subito rintuzzata: « la sua storia è nella data dei suoi libri». Ho messo il cuore in pace, pensando che cosi doveva essere, come già sapevo da un pezzo, come lo stesso carattere di tutta l'opera deleddiana comporta; e ho soltanto sorriso di quel moto istintivo e ingenuo. Ho letto poi il libretto per quello che vuol essere: un esame, sebbene rapidissimo, dei caratteri principali dei libri della Deledda. Dirò su– bito che, sotto questo punto di vista, nuoce al libretto l'eccessivo lirismo con cui è stato pensato e scritto. Ne è autrice una sarda, e per di più una, poetessa, e si capisce; ma quel tono infiammato porta spesso l'au– trice a dire cose ovvie e soprattutto a dar nel generico e nell'approssi– mativo, Cosi, per esempio, quando si parla dei paesaggi sardi, della soli– tudine delle anime sarde, del passaggio, nell'opera della Deledda, dal– l'interesse folkloristico e paesistico a quello dei caratteri. Ma non si direbbe il vero, negando che vi siano nel libretto accenni stuzzicanti e anche baleni d'intuizioni felici. Per esempio, pieno d'inte– resse è l'accenno alla <<femminilità» dell'arte della Deledda, quando da tanti critici, e a, gran titolo d'onore, si ,è insistito sul suo carattere virile; anche se, a dire il vero, la simpatica, difesa della femminilità dell'opera della Deledda, così come fa la Mùndula, non risulta probatoria. Un altro buon accenno è nel profondo signid:ìcato che nell'opera della Deledda hanno le « cose esteriori» poste a significare i moti intimi del– l'anima dei personaggi, sebbene questa intuizione, appena balenata, non abbia portato l'autrice a sospettare che proprio li è il momento di nascita di uno dei caratteri principali dello stile - tutto concretezza e insieme fantastico - della Deledda. Ma più importante di tutti è l'accenno al carattere etico del mondo deleddiano, alla sua severità, al senso della colpa e della ineluttabilità dell'espiazione « anche su questa terra», nella quale concezione, secondo noi, è la chiave di volta - o almeno uno dei punti più delicati - del– l'opera della scrittrice sarda. In ogni modo l'aver riferito non a caso quella frase : « il vero castigo dei nostri peccati è su questa terra stessa» ; l'aver visto il dissidio che agita le anime deleddiane tra le forze della coscienza e quelle della passione; l'aver accennato al fatto che, accanto al realismo e al provin– cialismo, nell'opera della Deledda, vi sono non pochi elementi romantici. tra i quali importante per noi, è il presentimento alle volte simultaneo - vera e' propria Vorahnung romantica - della irresistibilità della colpa e insieme dell'inevitabilità della pena; tutto ciò prova che, se i punti fondamentali dell'arte della Deledda non sono stati visti con chiarezza e con decisione sino in fondo, qualche cosa di essi, pur tra nebbie lh~iche e approssimazioni, ,è stato intravisto o almeno presen- tito. Ciò che è sempre un merito. BoxAVE);TL"RA TECCHI. blLotecaGmo Bianco
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