Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
734 U. Fracchia _ Il perché, mi domamdi ? Ma si può nascere più disgraziati ? È un miracolo se si riesce a riportare a casa la pelle ; per quattro anni e che am.111i ! non si fa che sospirare il momento in cui si rivedrà il padre la madre il fratello la sorella, il momento in cui si potranno riabbracciare; si accarezzano mille sogni, non si ved01110 che visi raggianti, no111 si sentono che parole allegre, anticipando una gioia che non si ripeterà mai più nella vita, e il diavolo se la porta via? Maledetto il mondo, quamt'è piccolo! Proprio COIIl suo padre dovevo incontrarmi, e proprio oggi, e in casa mia! Non so che cosa darei per nO!ll. essere tomato stasera. Picchiò il pugno sul ginocchio e si agitò tutto per d'are sfogo al suo corruccio. - Non ci pensare, Massimo, noo amgustiartene, - trovò appena il fiato di dire la signora Celeste. Egli ebbe un gesto d'impazienza e guardò i ramicelli chiari del glici111e ÌII1trecciati sul suo capo, le stelle sperse in fondo al cielo nero. Avrebbe veramente voluto essere ancora l0111tamo da quel luogo, di– steso sul sedile sobbalzante della·'tradotta, o più lontano, dove in quel momento forse i suoi soldati, le giubbe piene di mazzolini, bal– lavano sulla piazza d'i qualche città imbandierata. Ma cercò di scac– ciare da sé queste immagÌII1i, e, preso da U!ll improvviso bisoglilo d'aiuto, si volse verso sua madre che lo guardava 1110n più stupita, ma afflitta. - Consolami tu, mammina mia, - disse, cingendole col braccio sano le spalle e stringendosela contro il fianco : -,- Se nolil mi co111 - soli tu, prendo il sacco e me ne tomo via. La signora Celeste posò la gota sulla sua spalla, si lasciò dol– cemente stringere e cullare. - Come è ruvida ,questa stoffa, - mormorò dopo qualche attimo di sHenzio, accarezzamdogli la giubba sul petto : - E che stramo od'ore ! No, no, - soggiunse vivamente, - rimani cosi, anzi, mi piace. È proprio odore di soldato. Che cosa mi ricorda! Il babbo, tanti e tamti an111i fa .... Sai che mi pare un sogno ? - Che cosa, mamma ? - Tutto : che tu sia ,Massimo, che tu sia un soldato, e che mi chiamL mamma come hai fatto or ora. Io la tua mamma ? E come farò, mio Dio, a essere amcora la tua mamma ? La mamma di U!ll soldato grande e grosso, che è stato alla guerra, che ha ammazzato tanti tedeschi ? - Ma io non ne ho ammazzati tanti, mammina mia, anzi spererei di non averne ammazzato nessuno, - d'isse Massimo sorridendo: - Palla fa' tu : era la mia divisa. E le pallottole amilll,vanoa cadere lontano. - Che cosa terribile ! - Le pallottole ? BibliotecaGino Bianco
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