Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
La Stella del Nord 733 memoria l'altro Massimo, dli quattro, di cinque, e persino di dieci anni addietro ; oppure la fotografia che egli le aveva mandata nei primi mesi della guerra, una piccola istantamea, nella quale era sì ' vestito da ufficiale e con l'elmetto in capo, ma il suo viso di ragazzo, nonostante l'ombra dei due baffettini che s'era lasciati crescere sul labbro, non sembrava per nulla cambiato. Quando invece lo guar– dava, l'altra immagine svamiva a un tratto, e per quanti sforzi essa facesse non riusciva più a richiamarla dall'oscurità nella quale era sparita, né a rivederlo bambino o ragazzo o altrimenti di come era realmente. Due persone esistevano cosi per lei, che n001si volevano fondere in una: quella dei ricordi e quella reale, ai suoi occhi tanto diversa dalla prima. La prima le riempiva l'animo di tenerezza; la sec001da d'ammirazione mista a un vago timore. - Come è bello! Come è forte! - erano queste le parole che avrebbero potuto espri– mere il suo sentimento, e che non osava dire. A un tratto, un particolare del vestito di Massimo, che le era sfuggito prima d'allora, arrestò l'001deggiare delle immagini e ]a strappò a quella specie d'incanto. - l!J sempre la mia maglia dell'anno scorso? - chiese con trepi– dazi001e e stupore : - Quella che ti mandai da Lione ? Egli non capi subito di che volesse parlare sua mad're. Era mille miglia lontano dal luogo dove se ne stava seduto accamto a lei, e amche i suoi pensieri correvano dietro a erranti visioni. Dovette voltare il capo, incontrare il suo sguardo, per rendersi c001toche si trattava proprio di quella vecchia maglia di lana bigia nella quale aveva ,passato Uill intero inverno, e il cui colletto a maglie diradate e lente, dove ad ogni moto del capo s'impigliavano i peli ricci della sua barba, cadeva rovesciato sul collo rigido della giubba. - Si, è sempre quella, - rispose. - E non ti è diventata stretta? - chiese ancora più meravi- gliata la signora Celeste. - No, - rispose Massimo, - mi sta ancora benissimo. La signora Celeste congiunse le mani e rimase un attimo in contemplazione di quel logoro collo di lana. - N001sembra vero! - esclamò poi: - L'avevo fatta sopra u111 vecchio modello e tu sei tanto cresciuto! E la lana? Questa si che era buona lana, ,per resistere tanto tempo! ' - Ottima lama, - disse Massimo. - Sai, - continuò la signora Celeste, - te ne avevo già quasi finita un'altra per quest'inverno. Ancora pochi giri di ferro, e te l'avrei mamdata. Che ne faremo ora? Voglio regalarla a un pove– rello. - Forse sarebbe stato meglio che avessi dovuto finirla per me, - dli.sseMassimo sconfortato. - E perché, Massimo ? ibliòteca Gino Bianco
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