Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
730 U. Fracchia IIlale, e dietro ogni canale un casolare, un argine, ooa siepe che eramo altrettrunti covi di mitragliatrici. Mancavano pochi minuti alle tre quamdo fummo investiti sul fianco da ooa raffica più nutrita delle àltre. Io mi trovavo allora in una specie di campo inselvati– chito, sparso di radi cespugli e pieno di pozzanghere. Sulla nostra destra correva un canale e sul canale, fra ciuffi d'acacie, sorgeva un mulino. Di là ci iffiitragliavruno. Le meguaglianze del terreno erano tali da ripararci, ma bisognava non alzare il capo dal frungo. Quella posizione, ilil quel momento, mi parve quanto mai l1miliante per un soldato. Detti il segnale, e tutti ci buttammo in avanti. C01I1tempo– raneamente udii, sulla mia destra, un coro di altissime voci, e vidi lungo il canale galoppare alla carica un plotone di cavalleggeri, compatto, con le ,sciabole sguainate, com.e ,se volesse precipitarsi su quel mulino per diroccarlo. Sebbene runche noi saltassimo a perdi– fiato fra cespugli e pozzanghere, esso si abbatté con la furia e la rapidità di un turbine, prima di noi, contro quel folto d'acacie, che piegò sotto l'impeto dei cavalli come una debole ,siepe di canne sotto il vento; e quando anche 1I1oi raggiungemmo i primi alberi, fra il crepitio delle pallottole, lo ,schianto dei raJini, il IIlitrito spaventoso delle bestie che, inginocchirundosi, rovesciavano le loro selle nel fango, ·mezzi erano disarciooati e mezzi ililcominciavano a sbrun– darsi. « Allora, a due pa;ssi, sul cavallo impennato, mi a;pparve come in una visione quel mio sottotenente dei cavalleggeri dai pomelli rossi e dalle lunghe ciglia, che gridando : - Aquila! Aquila! - rotava la ,sciabola. In quell'attimo io fui ferito alla mano. Egli si piegò sul collo del cavallo, il braccio gli cadde ,senza più rialzarsi, il suo cor:po precipitò di fianco con il piede impigliato nella ,staffa, e così fu trascinato sull'orlo del canale e rotolò giù per la ripa. Mi slanciai per soccorrerlo, ma la corrente era vorticosa e già lo aveva strap– pato dalla 1sp01I1da. Sicché non riuscii che ad afferrare quella cate– nina d'oro che ,pendeva al suo polso ; ma 1sispezzò, restandomi fra le dita, ed il suo corpo fu subito travolto e ,sommerso. Frattanto il portale del mulino si era aperto di schianto ed io 1I1e vidi uscire rinculando un soldato dei loro, mezzo avvolto dal fumo, con le braccia alzate, e agitarle verso quelli che erano dentro e sparavano; come uno che gridasse : Basta, basta, cessate il fuoco ; ma noo si udiva la sua voce, e subito cadde con la faccia al cielo. Come se non si fosse aspettato che la sua morte, un ululo lungo d.'i sirena inco– mi1I1ciò in quel medesimo istante a correre per l'aria, si udirono ancora due o tre colpi, quattro, cinque, isolati, come erranti nello spazio, e poi solo ,quell'ululo lamentoso e roco. Facendo tutti ressa in una volta alla porta del mulino, vi penetrammo. Le mitraglia– trici eramo ancora là, cariche e scottanti, dietro ogni finestra, lungo il muro dell'orto, ma abbandonate, fra casse di munizioni, Biblioteca Gino Bianco
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