Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
La Stella del Nord 727 tizie che una creatura umana tutta incrostata come me del fango dal quale era &ppeina U1Scitapotesse udire, non pareva disposto a condividere la mia meraviglia. Tutto era per lui naturale, come se da tre am.ni 1110n avesse fatto altro che caracollare sul suo bel baio stellato per quella piana acquidosa, alle calcagna d'un esercito in rotta. Seppi che già parecchi chilometri [Ili separavano dalle retro– guardie nemiche, e che specialmente in quel baisso settore della fro111te l'inseguimento era ritardato d,alle inondazioni che il nemico vi aveva prodotte, rO[Ilpendo argini e dighe prima di ritirarsi. Più a 111ord invece le nostre avanguardie dovevano aver già raggiunto Y e X - mi nominò due paesi lontani - e da per tutto pattuglie di cavalleria, sopravam.zando le divisio111i celeri, fra cui anche la mia Brigata che marciava lu111go la strada provinciale dieci o dodici chi– lometri 1sulla nostra sinistra, apriva1I10 il rpasso all'esercito vit– torioso. çoncluse, guardam.do il suo bell'orologio, che no111 aveva tempo da perdere se voleva raggiungere prima di sera il suo reg•gi– mooto che lo preoedeva già di un buo111 tratto, e mi offri di distac– care quattro dei suoi soldati per scortare i prigionieri al più vi– cino posto di concentramento. Acconsentii con gioia, ed egli, im– partiti gli ordini op,portu111i ad un caporale, si congedò da me co111 un saluto impeccabile. Dette due o tre colpettillli nei fiam.chi del suo cavallo e presto 1spari alla nostra vista, seguito dal suo plotone. « Decisi di fare un breve alt sul limite di quella macchia. I miei soldati avevano raccolto una catrusta di rami verdi e secchi e acceso un gram. fuoco di bivacco, che bruciava crepitando. Es•si cercavano di asciugare a quel calore i loro ,pam.nii111zuppati di pioggia e di fango, ed era curioso vederli mentre si movevano avvolti in una nuvoletta azzurrognola come quella che lenta vaporava dalle groppe dei quattro cavalli rirrnrusticon noi per la scorta. Il caporale e i tre soldati eram.o smontati dalle loro selle pelose e, racco111tandoquam.to avevano visto o srupevano di quelle giornate, di'Videvam.o con i miei le loyo poche provvigioni. Mai più grandi e ,straordinarie favole, che erano tuttavia soltanto u111 pallido riflesso della verità, furono rac– co111tate intorno a un fuoco. lo cercai il tenente Horvath per offrirgli un po' del mio Mscotto. Lo trovai 1seduto in disparte, sopra un tronco d'albero schiantato da una grrunata, con la fronte posata sulla mano, illl un, atteggiamento di profondo sco111forto. - Tenente Horvath, - gli dissi in un tono che cercai di reindere quanto più mi fu possibile cordiale, - avete udito ? Tutto sembra finire come doveva. Mettiamo una pietra sul 111ostropassato e divi– diamoci da buoni cristiam.i quest'ultimo biscotto. « Egli prese in silenzio, con U111 gesto ,svogliato, il mezzo biscotto che io gli ,porgevo, ma posò nei miei occhi uno sguardo che parlò per le sue labbra. La stanchezza, la delusione, il dolore erano in quello sguardo come l'ultimo guizzo d'un'interna fiamma che ancora BibliotecaGino Bianco
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