Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929
726 U. Fracchia vano buttarsi a nuoto, e dicevano che avevamo fame. Finalmente il c9,so ci venne ilil aiuto, e mandò a cozzare contro la nostra proda una specie di grande chiatta, che, rovesciata, amdaJVaalla deriva. La raddrizzammo, tre o quattro rami d'albero che la piena aveva laisciati in secco tra i 111ostricespugli ci servirono da puntoni, e, caricati i prigionieri, poiché non sapevrumo che altro farne, coo l'acqua all'orlo dei bordi, rischiando ogni momento di affondare, ci lasciammo portare dal fiume e toccammo la riva mezzo chilo– metro più giù, dove ci sbatté la corrente . .Saltare a terra, arram– picarci sull'argine, vedere dinanzi a 111oi, a perdita d'occhio, ana pia111uradeserta e tutta allagata, livida e fredda come la luna, sulla quale sembraJVano galleggiare pochi casolari e rade file d'alberi, e persino certi sentieri lunghi e sottili che la tagliaivano qua e là eramo come opache rughe dell'acqua, e per tutta quell'estensione soltanto u111 cane, piccolo, nero, con la coda ritta, che in lo111ta- 111anza correva tranquillamente come una formica su quello specchio, fu per noi questione d'u111 attimo. Aguzzando gli occhi, riuscimmo poi a scorgere nella nebbia, ma tanto lontano che potrei dire al– l'orizzonte, come lo svolgersi d'una nera fettuccia rasente terra, che era certamente una lu111ga col0111na di uomini e di cariaggi ilil marcia. Passato il primo stupore, ci buttaIDJlllo correndo sul più vicino di quei viottoli e, spingendo avanti i prigionieri per non perderli, ci addeintraimmo nella pianura acquitrililosa. Si scivolava quasi a ogni passo, ma ogini stamchezza, ogni tristezza, la fame e persino il ricordo di quei giorni passati era scompar,so. Ci pareva di non camminare abbaistanza celeri, e : - Sotto, sotto, gambe, ragazzi! - era il ritornello col quale ci spro111avaJmo l'un l'altro per andare più veloci, guad'ando gli stagni dove non potevamo passare all'asciutto, lrusciandoci dietro le spalle aoqua, casolari mezzo allagati e vuoti, e ancora acqua, rper incontrare acqua e sem: pr,e acqua e limaccia. « Come Dio volle, all'uscita di un m3!CChione,ecco finalmente n,n gruppo di soldati a cavallo attraversarci il cammino guazzando in quel pantano. Ci mettemmo ad urlare e a ,sparar fucilate, ed essi, fatta una piccola diversione, ci vennero incootro al piccolo trot1:o Era un plotone di cavalleggeri al comando di un sottotenente. Egli si piegò co111 grazia sulla sella per rispondere alle mie domande. Aveva i modi cortesi ma freddi e quell'aria 1110n so dire se asson– nata o distratta che nei nostri ufficiali di cavalleria fa parte dello « 1 spirito di corpo>>. Era un ragazzo forse di due o tre amni più giovane di me, accuratamente sbarbato, con i pomelli rossi, gli occhi piccoli, neri e le ciglia lunghissime. I suoi stivalooi erano lucidi, il suo cappotto sembrava uscito allora da una stireria, e al polso portava U111 bell'orologio d'argento al quale si attorcigliava una sottile catenella d'oro. Mentre mi dava le più straortlinarie no- BibliotecaGino Bianco
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