Pègaso - anno I - n. 6 - giugno 1929

La Stella del Nord 723 intepidire le nostre carni intirizzite. Nello stesso tempo il vento d portò il rumore sordo di un lontano bombardamento che andava avvicÌ!nandosi con la rapidità del tuono; e poco dopo anche le arti– glierie del nostro settore inc01Ininciarooo un fuoco intenso, specie dalla parte nostra, che doveva poi durare ininterrotto per due giorni e una notte, salvo una breve pausa al tramooto. I proiettili passavano alti sopra il nostro capo : sentivrumo il loro mugolo ar– rabbiato, il loro c3Jllto lungo e vibrante, il loro fruscio di lunghi straiscichi di seta o di enormi scope, e i formidabili scoppi delle granate come soffocati nella brum,brugia,ma lllOnvedevamo nulla di 11 ulla. L'ansa del fiume limitaiva molto il nostro orizz;onte sulla flinistra. Laggiù il cielo nero era di quando in qu3Jildo rigato da pallidi razzi di vairio colore, che non parevano più grwdi delle scintille volanti da un fuoco di stoppie. I miei uomini si erano buttati a doJ.1mirecon il capo ravvolto 1I1elleloro giubbe. Ormai H nostro compito era finito, e non dovevaimo fare altro che asipet– tar•e la lllotte per ritornare nelle nostre po,sizioni di partenza. Ma verso sera il fiume incominciò a schiU1I11are, a crescere e a gon– fiarsi tutto con un impeto improvviso d'oode e di ringorghi, a por– tare tronchi d'albero, rottarrni d'ogni specie, carogne di cavalli e <'Orpi umani dei quali srupevamo troppo bene che cosa pernsare. E, proprio colll Fultimo barlume del crepuscolo, ci passò dilllanzi l'ombra nera di due barconi del Genio, abbinati, che, rotando lenta– mente, soli silenziosi e deserti andavano alla deriva. « Io avevo diviso la mia magra razione di Mscotto e la mia soatoletta di carne con il telllente Horvath. Seduti l'ulllo accanto al– l'altro su quella proda che la corrente russaliva ribollendo, man– giavamo senza scrumbiarci una parola. Così ci aveva sorpresi la notte. ((- Si è gettato un ponte ? - dissi a un tratto, ripens3Jlldo a quei due barconi che l'oscurità e l'acqua s'erwo portati via. ((- Certamente un ponte, signor capitano, - rispose il tenente Horvath. «- Fiume traditore! - esclamai, prendoodo un ciottolo e lan– ciandolo colll ira nell'acqua: - Noi attacchiamo, gettiamo i ponti e la piena se li porta via. ((- Certrumente, signor capitano, - si accontentò di ripetere il tenente Horvath. ((- Preferirei e,s,seredove si gettano questi pooti, - esclamai: - Ohe si fa qui, fortu!Ila ladra ? Domani avremo l' acqua fino al cicrlio di questa zollaccia di fwgo, seppure il fiume non ci porterà vi: tutti, con quei ventotto che abbiamo lrusciati laggiù. ((Il tenente Horvath to 1 ssicchiò e poi soggiunse : ((- Io, signor capitano, preferirei essere a .... >> Bib 1oteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy