Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929

La Stella del Nord 597 rina,. Ma, per mio conto, io moglie non ne prenderò né grande né piccola. - No ? È contrario lei ? - A che cosa? - Al matrimonio ? - Tutt'altro. Soltanto ho deciso di non sposarmi mai. - Peccato! - Perché, le dispiace ? - Ho detto così : peccato. - E questo signore, chi è ? - Il fratello di mia madre. Un grande avvocato. Che viso intel- ligente, vero ? Ohe espressione nobile! Ohe fierezza! Lei farà l'av– vocato? - Io? Neppure per sogno. - E che cosa farà ? n medico ? - Nemmeno. - L'ingegnere, come suo padre. - Mio padre non è ingegnere. - E allora che cosa farà ? - Farò.... il sarto. - Il sarto? - Il tagliatore sarto, appunto. Che c'è di strano? Benedetto Iupiter, sarto per signora. Egli chiuse l'album e si alzò, per affacciarsi nuovamente alla sala del biliardo. Vide suo padre e il conte Roberto che guardavano una carta della guerra sulla quale erano piantate con gli spilli tante bandierine. Capì che essi erano itnpegnati in una grande battaglia e passò oltre. La partita si era chiusa aillora con la vi 1 ttoria di Mair– cello, ed egli dava ancora qualche prova della propria abilità in– trecciando con molta naturalezza complicate carambole. Le due si– gnore, un poco affaticate, si erano sedute sul divano. - Venga qua, Benedetto, facciamo la pace, - disse Marcello come lo vide apparire nel vano dell'uscio : - La Germania da sola, come è giusto, ha battuto l'I1I1tesa. Ma i vinti non vogliono sotto– stare alle co1I1dizionidel vincitore. Prendo lei come arbitro. - Quali sono le condizioni ? - domandò con un piccolo inchino Benedetto. - Ecco, ecco, sentiamo le condizioni, - disse il maggiore Iupiter, che s'affacciava in quel momento alla. porta, seguito dal conte Ro– berto. - Oh, bravo, il vero arbitro non può esser che lei, - esclamò Marcello, facendo rotolare tutti e cinque i birilli con un colpo mae– stro : - Crede che sia troppo, chiedere un bacio ? - Capisci? - disse la signora Celeste: - Un bacio, niente altro che 1m bacio ! ,. BibliotecaGino Bianco