Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
La Stella del Nord 5\)3 prietari è stato concesso di rimanere nelle loro ville o case, a far da portinai e da guardiani. Ti confesso che sottoscriverei oggi stesso un patto simile, pur di non dover temere di peggio. - E i tuoi figli ? - domandò il maggiore Iupiter. - Oh, i miei figli! Non hai detto che sarrun[lo essi i nostri pa- droni? - Ho detto : della vita, ma tu li vedi già come carnefici. Non pensi piuttosto che, se i tuoi figli si sentissero legati quanto te a questa casa, sarebbero i primi a difenderla, e la tua vita, e quanto ti appartiene ? - Bisognava prevedere tutte queste catastrofi, Stefano mio, - rispose con un gesto desolato il conte Roberto : - For,se sarebbe stato meglio per me ltlon annullare la donazione fatta a miei figli venticinque anni or sono. iMa pentirsi oggi è troppo tardi. Il maggiore Iupiter crollò il capo. - Non ·si tratta di questo, - disse e guardò triste per terr8i. - Di che si tratta dunque ? - Il male è che voi non siete, come dire ? una vera famiglia. - No[l siamo una vera famiglia? - balbettò il conte Roberto. - No, non esistono fra di voi i legami dli una vera famiglia, - ripeté il maggiore Iupiter, - proprio come se 1I1on fossero figli tuoi e tu non fossi il loro padre. Ma tu, povero amico, lo so, - soggiunse, wmorzando la sua voce in un tono di affettuosa malinconia, - di questo tu non hai colpa. XXXI. I due aimici continuarono a passeggiare ilil silenzio. Il terreno umido affondava sotto i loro piedi, accompagnando ogni passo con un leggiero rumore di ghiaia sbriciolata. - Non avremo fatto più di cento passi? - domandò poco dopo il conte Roberto. In quel momento .giunsero dall'interno della villa le voci delle signorine, quella un poco più acuta della signora Celeste, e si vi– dero alcune ombre muoversi dietro le finestre. Il maggiore Iupiter e il conte Roberto salirono lentamente la breve gradinata ed entra– rono in casa. - Ebbene sì, l'ho battuto! - esclamava con una certa conci– tazione Benedetto, ritto nel vano di una porta : - Per battermi non aveva che da giocar meglio. _ Lasciatelo, lasciatelo dire, - gridava a sua volta Marcello dalla sala del biliardo : - Dopb tutto non è che un ragazzo. _ Ohe storia è questa ? - domandò severamente il maggiore l upiter a Benedetto. · 38. - P~aso. ibf1otecaGino Bianco
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