Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
59:! 1 • I' U. Frace,i·1a Iupiter: - E i111fattiche cosa_diciamo ancora oggi? Ohe sarà l'ul- tima delle guerl'e. _ _ Speriamo che almeno sia l'ultima! _ Ma chi credi che abbia scatenato questa guerra? E contro chi credi .che combattano tanti milioni di uomini ? Contro noi stessi, contro il nostro spirito evoluzionista e riformista. E perché credi che si combatta? Per far progredire il mondo di un passo o per ricon– durlo un secolo indietro? Per ricondurlo un secolo indietro. Le pa– role poco contano, amico mio. Quelli che parlano oggi sono ancora. gli uomini della nostra generazione, i ministri, i generali. Ma i giovani? _ Anche i giovani. Non li senti parlare? - esclamò il conte Roberto: - La pace, la libertà, la giustizia, il benessere, l'egua– glianza, l'elevazione del popolo, non sono i nostri vecchi ideali? - Quelli che parlano ancora così sono i giovani di trent'anni, - disse tristemente il maggiore Iupiter : - Essi ripetono i 1I1ostrier– rori, sono andati alla guerra già contagiati da noi. Ma verranno • anche travolti con noi. La guerra, amico mio, non è evoluzionista. Essa brucia in pochi anni molte generazioni di uomini. :È come un mare burrascoso, dove le onde nolil si susseguono placide e lente, co1I1 un regolare ritmo, per cui quando l'una sopravviene l'altra ha già ridisceso il pendio della spiaggia, ma incalzandosi con un ritmo con– vulso, per cui le onde cadono l'una sull'altra, e l'ultima distrugge e sommerge le precedenti. L'avvenire è dei giovani di vent'anni, o 'di quelli che non avranno neppure preso in niano un fucile, perché sarà mancato alle loro braccia il tempo di irrobustirsi tanto da poterlo sostenere. Questi giovani non credono ilil noi; Benito, mio figlio, non soffre delle mie debolezze, non ha nessuna paura della guerra e non pensa affatto di combattere per i nostri vecchi ideali, come tu lièhiami, ma contro. Costoro spazzeranno via noi e i loro fratelli maggiori, e detteranno da padroni le nuove leggi, probabilmente antiche, della loro e della nostra vita. - Ma se così è, perché lottare? Perché arrampicarti ancora su quelle montagne, pensare con affanno al tuo avvenire e al loro ? - Perché il mio dovere è di resistere fino a quel giorno, - ri-• spose il maggiore Iupiter : - Io ho pure creato 111ella mia disordinata e avventurosa esistenza qualche còsa di solido, d'imperituro, non secondo le ideologie del secolo, che anzi avrebbero voluto vederne l'evoluzione e la riforma, ,ma secondo una legge antica quanto il mondo, e questa è la mia famiglia. Io difenderò la mia famiglin, fililchéavrò forza, finché sarà necessario. Poi sia di me come di tutti gli altri. - Come finiremo noi, mio Dio ? - disse il conte Rober,to : - Io vedevo nero dinanzi a me, ma tu vedi mille volte più nero. Credi .almeno che ci lasceranno vivere ? Ho letto che in Russia a molti pro- BibliotecaGino Bianco
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