Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
' I Il N eoclassicisrno mio e altriti 581 Perché io sia stato battezzato in Italia e fuori « 1D.eoclassico )), ignoro. Certo si è che tutti i miei coetanei italiani appartengoo.o anc6ra al romanticismo ed al lirismo p:rebellici. Come possa io, solo fra tutta quella generazione, aver superato quella mentalità, nolD.saprei dire. Né, tanto meno, vorrei aver l':;i,ria di trarne argo– mento di superiorità sui miei compagni, pei quali ho alta am- · mirazione, e che ho sempre, come tutti sanno, difeso' del mio me– glio, in tutto il mondlo. Ma fin dalla p.rima gioventù le mie prefe– r,enre andavano verso la musica più pura e più severa: quella di Bach, di Ha,eindel, di Beethoven. Per temperamento, sono sempre stato portato verso l'arte classica, sentendo molto poco quella romantica. Per queste ragioni ataviche, come per la rigida edu– caziollle musicale ricevuta dai miei genitori, si può, almeno in parte, spiegare questa mia continua tendenza v,erso il classicismo. Ultimamente, UID. critico straniero e precisamente parigino (dulil– que non eccessivamente tenero verso le cose 1D.ostre)scrisse che la musica italiana moderna aveva filllalmente réappris le rire ros– sinien, attribuendomi la maggior ,parte del merito di questa ri– naséita. Questo IIl.onso. Però, posso dire che la 1D.ecessitàper la musica nostra di svilupparsi in un senso costruttivo, dinamico, leggero, elastico, ad un tempo severo ed ep'ico (questo persi1D.o nella vis comica) è una idea fondamentale che dimostrl:livo già abbo1D.dan– temente di possedere in «Italia)), cioè venti anni addietro. Debbo adesso confessare candidamente che ID.onho mai cercato di essere classico, e nemmeno 1D.eoclassico.Ma ritengo che la musica :nostra, se vuol rinascere veramente e contare come forza ad un tempo ID.azionalee m01I1diale,deve, senza necessariamente rinnegare l'Ottocento nostro il quale contiene molte cose grandi, cercare un nuovo punto d'appoggio nel passato italiano preromantico. E debbo anche dichiarare che, se la mia arte degli ultimi dieci a1D.niha caratteri inconfondibili di italianità vera e tradizionale e quindi a1D.che,per forza di cose, classicheggiante, questo è dovuto al lento _travaglio di chiarificazione che ha colil.dotto poco a poco il mio sforzo di creatore verso questa fase di maturità, ma che sarebbe alquanto ingenuo volerne attribuire la causa al recente atteggia– mento strawi1D.skiano. È vero che ID.egli ultimi anllli Strawinski sem– bra essersi posto a studiare assiduamente il nostro passato na– zionale; e basterebbe a provarlo il suo Pitlcinella pergolesiano. Sem– bra pure che, dietro il suo esempio, le nuove generazioni galliche si sialllo accorte dell'importanza storica ed estetica del '600 e del '700 nostri. ,Ma sarebbe alquanto i1D.genuo insinuare che, per apprendere a parlare un bel tòsca1D.o,noi si sia dovuti allldare a scuola da un maestro russo-parigino. L'influenza di Strawmski è stata da noi assai debole; quella di Schonberg, nulla. Ohe vi sialllo tra l'arte strawinskiama e la nostra iblìotecaGino Bianco
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