Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
578 A. Casella Sino a ieri, fu bene accetto dalla critica non solo 111ostranama anche straniera, considerare come maggiorme111teimportanti i due grandi influssi o tendenze, facenti capo l'una al decadente ed ato– lll.ale Schonberg, l'altra al reazionario e d'.iafonico Strawi111ski. Né si può dire che quella classificazione fosse erronea, se pur alquanto semplicistica, perché difatti il problema musicale dell'ultimo de– cennio era co1I1tenutoin quello della conservazione della to1I1alità di fronte alla minacciosa possibilità di una totale aboliziollle del vecchio sistema tonale per opera della teoria atonale. E la gran– dezza di Strawilllski sta appunto nell'avere riaffermato con UIIl gesto barbaro e sovrano i diritti della costruzione, del dinamismo, µel ritmo, dell'obiettività e i111somma dell'antimpressionismo, e restau– rato definitiyamente. quel senso tonale secolare che andava perico– lando dal Tristano in poi. E giusto è dire, come già affermaro1I10in questa medesima. rivista tanto il Labroca quainto il Oastelnuovo– Tedesco, che Petrouchka o Noces o Histoire d'un soldat so1I10 opere profollldamente classiche. Tali esse sono infatti per il loro tradizio– nalismo, per la loro architettura, per lo stupendo equilibrio fra mezzi e peinsiero che ne assicura a traverso gli anni. la sempre cre– scente vitalità. Sotto, questo pU111to di vista, niu1I1dubbio che Stra– winski possa essere considerato classico, anche se quei lavori ap– parvero al tempo loro audacemente rivoluzio111ari. È noto il caso di Strawinski. Giulllto con le Noces (1917) al punto culminante del cosiddetto suo stile russo (quello che gli diede la fulminea gloria e fortuna), egli ebbe coscienza che persistere i111 questo stile fosse per lui ormai impossibile. La perfezio1I1eda lui raggiunta in quel linguaggio, perfezione che si rinnovava sì ad ogni nuovo lavoro, ma che era arrivata ormai ai suoi limiti, gli imponeva di mutare stile o dì abdicare. Di fronte a u111 simile tragico dilemma Rossini rinunciò alla lotta . .Strawilllski invece la accettò. E nacque così progressivamellilte quello stile suo che ve:nne , definito obbiettivo o neoclassico. , Da molti si ode porre in dubbio la sincerità di questo nuovo atteggiamento strawinskiano. Io credo invece fermamente a questa sincerità, perché ,questo tanto discusso atteggiamento non era, - ed oggi lo si vede meglio che mai, - un capriccio, o 11111 frutto di meditato arrivismo. Invece la evoluzione di Strawinski verso u111'arte più spoglia, più sintetica, più cerebrale ma anche più elevata ed astratta, era perfettame:µte logica, dati i precedenti di lui. Rimaine adesso da vedere se Edipo Re o Apollo Musagete valgano i lavori del periodo rùsso. Questo non oserei affermare. Si cerche– rebbe i].ldarno in questi ultimi lavori l'equivalente di quella ener– gia formidabile ·e travolgente che sta come una forza bruta della natura alla base di Petrouchka o della Sagra della primavera. In Edipo come in Apollo, il classicismo appare lo scopo premeditato Biblioteca Gino Bianco
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