Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
Feder'ico ~aylor e l'americanesimo 559 dio quattrino dev'essere il servo degli uomini industriosi e non il padro1I1e. Ari·stotele fu il più acuto critico dell'economia aJI1Jtica, sempre tiranneggiata dall'usura. Henry Ford rimette così oggi in onore una teoria che ha ventitrè secoli d'idealistica anzianità e che rappresenta il fiore della saggezza antica. Ev1d~temente, il mondo (!Wninvecchia, o, per lo meno, ci sono nel mondo certe verità rhe -~an1I10 rei.tare eternamente giovani 1I1eloro generoso caIDdore. ' Ma sembra strano che, in una civiltà intensamente intellettua– lizzata come la nostra, l'industria possa diventar d'improvviso il centro più delicato di tutti i problemi economici, sociali, morali, -politici, l'industria che pareva sino a ieri la più empirica delle attività umane. Ed è, certo, duro per noi, uomini di lettere e latini, il dover ammettere che la sintesi più geniale delle attitudini intellettuali e morali d'una nazione possa apparire nelle sue in– dustrie e non nella sua letteratura. Dicono spesso che noi letterati siamo troppo industriali. Infamia! Sono gli industriali che ci hanno rubato il mestiere. Alla nostra civiltà classica è stata sempre un po' estranea questa fantasia tecnico-etica che occorre a creare una grande industria. L'unico accenno ad un taylorismo nella storia di Roma, noi latini lo vediamo nel triumviro Crasso, personaggio che ci è poco simpa– tico. L'individualismo corrusco ed! anarcoide, quando la repubblica romana fu enormemente satura di ricchezza e di coltura com'è oggi l'americana, soltanto in Crasso accennò a prendere questo forte carattere industriale, organizzatore, tayloristico. Crasso è l'unico dei Romani che veda il suo teID[)O sub specie industriae ; e, spesso, nel suo realismo affaristico, vede giusto. « Oggi - diceva - può dirsi riéco soltanto chi possa mantenere un esercito a proprie spese.>> Ed era vero. Intorno al 60 av. Or., per l'individualismo anarcoide romano, la guerra non era più che una grande industria personale, l'industria per eccellenza, quella con cui si formava il colossale patrimonio. Senonché, per un romano, e per lo stesso Crasso, il 1patrimonio non era fine a se stesso : per quanto colos– sale, non bastava ad assorbire un uomo. Crasso è forse l'u1I1icodei Romani che abbia saputo guardare il proprio patrimonio coo l'oc– chio d'un organizzatore in graIDde stile, con la maggior fantasia tecnica e morale cioè che l'economia schiavistica potesse consentire. In Crasso è un barlume di scientific management : egli ha già, in ntt~e, l'idea d'un equilibrio morale necessario tra industriale ed esecutore : « i miei schiavi hanno il dovere di dar tutto a me, - egli dice - ma io ho il dovere di dar loro 11,nabuona editcazione. » Ed ' ha anche l'idea di quanto importi per un organizzatore la perfetta funzionalità e chiama gli schiavi « organi animati». Biblioteca .GinoBianco \
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