Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
556 E. Giovannetti ]ifa, per il moralista, l'automatismo fordiano ha un nuovo aspetto sorprendente che forse n_onè ancor stato messo nella grandé luce che merita. Si tratta d'un automatismo talmente semiplificato che l'energia muscolare che esso richiede è ormai minima. Il monco, lei zoppo, il cieco possono trovare nella nuova industrià un ottimo lavoro specializzato e quindi ottimamente retribuito. Non esiste più impossibilità fisica di fronte alla nuova offi,cina. Anche l'uomo dalla salute più delicata, anche l'intellettuale più gracile, l[)otrebbe oggi pagar senza fatica il suo tributo alla mec– canicità. L'intellettuale più delicato potrebbe trovare nell'officina un automatismo lieve che gli assicurerebbe l'esistenza materiale e gli lascerebbe molte ore del giorno per un libero lavoro men– tale. Ecco un problema nuovo che s'affaccia all'intellettualità co– raggiosa per un futuro forse non troppo remoto. Dal punto di vista morale, cioè pratico, non sarebbe preferibile per un uomo di lettere il ipagare questo lieve tributo quotidiano alla meccani– cità e assicurarsi così 1a perfetta quiete e l'assoluta libertà e il nobilé disinteresse del lavoro mentale, al far della mente un ferro del mestiere per guadagnarsi il pane? La meccanicità esasiperata cui la nostra civiltà costringe oggi la mente dei lavoratori intel– lettuali, non è forse più umiliante, più fu~esta per lo spirito che questa buona meccanicità materiale, così lieve, così umana ? La grande umanità dello spirito non pare forse oggi tutta raccolta in questi ciclopici organismi meccanistici per cui i nostri intellettuali han tanto disdegno? Questa buona risoluzione stoica, questo tri-– buto ipagato di buon cuore alla meccanicità cui qualche Geova. sdegnoso ne ha certo condannati, ci farebbe rientrare nell'onorata famiglia d'Epitteto · e di Sipinoza. E perché' no ? ·Quanti intellet– tuali conosco che sàrebbero ancora ben. lieti ·se potessero, come Spinoza, guadagnarsi il pane arrotando lenti per istrumenti ottici! E chi, pur d'uscire in qualche modo dall'ergastolo intellettuale, non sarebbe lietissimo di far, per qualèhe ora ogni giorno; qualche mestiere manuale; quieto, pulito? Un grande intellettuale mio ainico, dialettico insigne, mi confessa ch'è sempre ·stato il suo so– gno poter lavorare l[)er tre o quattr'ore al giornq' in una linda botteguccia dl'orologiaio; Se noi intfllettuali sapessimo guardare in faccia Ja meccanicità invadente, ci accorgeremmo forse ch'essa .,, ci vien·e incontro con un volto materno. Considerare l'invadente meccanicità come una nuova degnis– sima veste dello spirito creatore, come un'espiaz,ione cioè e come un'esaltazione ad un tempo, come una tragica n,ecessità ed una pia gioia, è forse il modo migliore per riconciliarci intimamente' col nostro teinpo e per dare all'idea d' « organizzazione >> la :p.o– biltà rappresentativa ch'eissa merita nel nostro secolo. Se le let- BibliotecaGino Bianco
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