Pègaso - anno I - n. 5 - maggio 1929
518 Lettere di Alessandro Manzoni u, Niccolò Tommaseo e degne del suo ingegno. Ella s'è d'~a _troppa premura per. la !esti– tuzione di quella bagattella. I i;ecchllli ,erano veramente cmque. Le sue visite mi S0[l0 un favore e U[l pia,cere; Ella. ha potuto ac– cer·tarsene. Ricevo adrnnque con riconoscenza la speranza ch'Ella mi dà di riceverne al mio ritorno in Milano. Di tutta fretta, ma di vero cuor~ mi dico Brusu,glio, Lun, 12 [Settembre 1825]. SUOObbl.mo Aff.mo A.. MANZONI. Pregiat.m 0 Sig.re, La·pre-go di aggradire la picciolezza che Le offro, coll'animo che la offro. La ringrazio della comunicazione datami della lettera e del viglietto. 11 la,conismo di questo non mi pare che si possa prein– dere per ilildizio di affezio[le dimililuita: almeno io ho l'esperienza più certa, cioè la mia propria, per intendere come quel tuono s'tia benissimo colla perseveranza dei sentimeinti che fanno ·scrivere le lunghe lettere. Forse, quando avrò il piacere di vederla, potremo raccapezzare a che proposito mi sia veinuto detto l'ostile; ma per indli.care l'amimo suo verso di me , [10 certamente. Basta bene che la mia lingua ricusi spesso di dli.re , o dica, per marcia forza quel ch'io vorrei, senza che abbia a d ire qu ello che [lé voglio, né peinso, [lé potrei pensare. f Senza cerimonie, e di cuore Il suo Aff.mo Obbl.mo A. M. Pregiat.m 0 e Oar.mo Tommaseo, Ricevo il suo viglietto mentre solllper uscire, e rispondo in fretta. Per amor del cielo non si parli più d'amareggiamooto né d'offesa: ·sarebbero state espressioni troppo forti amche quando ci poteva esser due scudi al foglio : io venderò come piace a Dio, un Almanacco, composto di massima parte di Rochefoucliuld, parte mie; venderò il Perticari confutato dalle su.e citazioni: e così, tra Tucidide e la lingua aulica, tra Sant'Agostino e l'Alma– nacco, Z'on vit et Z'on va. « Eccole mie novelle. Non parlo di gratitudine, perché non saprei come. Dirò solo che, dove la necessità lo richieg,gia, la mia gratitudine non mi .vieterà dir di Lei, tutto, il' bene e tutto il male ch'io sento. « Pensando all'istante in cui ricevetti il su,o beneficio, comincio a dUJbitare che non cinque fossero i zecchini ma sei; e che uno io ne possa avere s~arrito. La l)rego togliermi questo sospetto, ma sinceramente; perché uno zecchino, e specialmente uno zeechirro ~h'io debbo, non impoverisce il mio erario. « Io. non son degno, e lo sentò profondamente, né de' suoi beneficii, e nem– meno della sua vista. Pure se, tornato in Milano, Ella potrà qualche ra,ra volta soffrirmi, sarà frutto di sua virtù, se non il poter assennare la mia puerilità, almeno il poter consolare la mia solitudine. Mé le o,ffro di cuore». BibliotecaGino Bianco
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